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In un’altra dimensione il Napoli ha appena vinto a Barcellona, gol di Insigne (tiro a giro)

C’è un mondo parallelo in cui il virus non ha chiuso il mondo. Stasera si è giocato al Camp Nou e Lorenzo ha segnato all’88esimo. Meret ha parato un rigore a Messi

In un’altra dimensione il Napoli ha appena vinto a Barcellona, gol di Insigne (tiro a giro)

Prima che De Luca lo chiuda con un’ordinanza anti-assembramento sappiate che appena dietro Piazza del Plebiscito c’è uno stargate, un portale di collegamento con una dimensione parallela in cui il coronavirus è rimasto confinato nella merda di pipistrello e non ha infettato il mondo. Se vi affacciate e date un’occhiata, lì stasera si è giocata Barcellona-Napoli. Perché oggi è 18 marzo, e appena tre settimane fa questa data sarebbe stata monopolizzata dal pallone. In città ci sarebbe stato il coprifuoco, quello bello: se non vola una mosca è perché c’è il Napoli in campo. Tutti a casa, per 90 minuti appena.

Poiché c’è un Napolista anche nella dimensione parallela, abbiamo chiesto a… L’altro Napolista (mo ce vo’) di raccontarci com’è andata. Pubblichiamo la cronaca del match su gentile concessione dell’Altro direttore Gallo.

Il tiro ha preso il giro, al momento giusto. Insigne ha spostato il peso a sinistra portando il pallone a destra, Piqué s’è perso nella corsa, il colpo di collo interno ha fermato il Camp Nou. Quando la rete ha sbuffato, per un paio di secondi lo stadio non ha emesso un suono, poi i 7.000 tifosi del Napoli hanno rotto il silenzio e l’incredulità, mentre i 70.000 blaugrana, di riflesso, hanno deviato lo sguardo sul cronometro che segnava l’88’. Non sarebbe bastato nemmeno il recupero di 4 minuti. Il Napoli 6 minuti dopo il tiraggiro più importante della carriera di Insigne è andato ai quarti di finale di Champions, battendo il Barcellona a casa sua. Uno a zero.

Un attimo dopo Leo Messi ha strappato il capitano del Napoli dalla rissa dei festeggiamenti, e gli ha chiesto la maglia. “Eres tù”, gli abbiamo letto sul labiale. “Sei tu”, un’investitura. Poi Messi ha lasciato il giro di campo agli azzurri, infilando la via dello spogliatoio già percorsa da Setién col capo chino.

Quel che è accaduto prima, nei 90 minuti precedenti, è cronaca di una partita storica. Che raccontiamo mentre a Napoli migliaia di persone sono corse in strada per festeggiare la vittoria di questo piccolo mondiale, tutti abbracciati in uno sciame di gioia.

Dopo il pareggio dell’andata costruito in trincea, Gattuso ha ripreso in mano il filo interrotto dal Napoli pre-crisi, quello che si sentiva quasi all’altezza del Liverpool. E visto il pareggio al San Paolo per una sera ha spiegato ai suoi un’altra versione del pragmatismo: “se non vinciamo siamo fuori, quindi… vinciamo”. E dopo 10 minuti aveva già messo a taccuino due vere azioni da gol: un’infilata di Mertens di poco a lato, e la solita mira sbilenca di Callejon quando invece di servire a rimorchio Zielinski provava il diagonale stretto. Troppo stretto.

Il fatto, reso evidente dalla prima mezzora, è che Setién non aveva previsto l’arrembaggio azzurro. E s’è ritrovato a giocare una partita di contrasto, malpreparata, con Griezmann finito a rimbalzare tra Koulibaly e Manolas come quelle palline da flipper che vanno in tilt troppo presto.

Altro che la doppia linea Maginot del San Paolo. Gattuso s’è preso in una sola sera il Napoli e Napoli, definitivamente. Ha imposto Meret titolare inamovibile, ha puntellato il centrocampo con Demme e Allan, e poi nella ripresa ha cambiato la partita inserendo – come sempre più spesso fa – Lozano. E proprio il messicano (7 gol nelle ultime 8 partite) ha devastato le poche certezze che il Barca ancora provava a opporre: uno, due, tre affondi, e il baricentro degli spagnoli sempre più in basso. Mai visto.

Certo, quando al 54’ la Var ha indicato all’arbitro il fallo di mani in area di Mario Rui, il castello di pressione costruito dal Napoli ha rischiato di crollare di colpo. Ma le serate che fanno la storia sanno dove piazzare i punti di svolta, e Messi che tira su Meret diventa un cortocircuito. Miccia, scintilla, scoppio.

Napoli in quel momento ha tremato nel deserto delle strade. Poi ha ripreso a respirare. E infine ha cominciato a soffiare su una squadra lontana 1.500 chilometri.

Prima il palo di Mertens, al 75’. Poi l’ennesimo strappo di Lozano per la testa del subentrato Milik. E infine, l’88’. Il minuto che ha girato tutto: il tiro di Insigne, la stagione del Napoli, il futuro di Gattuso.

Il Napoli è ai quarti di Champions, ha battuto il Barcellona al Camp Nou, ha abbattuto i confini dell’Europa, ha aperto le frontiere. E ha inciso un appunto nei sogni. Per sempre.

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