Intervista a Repubblica Napoli. Il progetto dello scultore è creare una scuola in città dove imparare l’arte, il diritto d’autore, il marketing, la comunicazione e la finanza: «Perché è quello che serve per essere indipendente»
Repubblica Napoli intervista Jago, lo scultore della Ciociaria che ha appena donato, al quartiere Sanità, la sua ultima opera, Il figlio velato. Una scultura che denuncia le brutture di cui sono capaci gli uomini. Jago ha deciso di impiantare il proprio studio alla Sanità, di lavorare con i ragazzi del quartiere.
Al quotidiano racconta perché ha scelto Napoli, come la città è riuscita a fare irruzione nella sua vita.
«Una terra fertile. Sono stato al museo di Capodimonte, avevo le vertigini per la bellezza. Qui, appena metti un seme: germoglia. L’ho visto dopo aver adagiato Il Figlio Velato alla Chiesa di San Severo: ero lì che lavoravo, i bambini che giocavano, anche tra rifiuti o abbandono. Ma c’erano centinaia di persone in coda. E in pochi mesi, 3500 visitatori. E ora lì si riuniscono i commercianti per organizzarsi. Credo nell’arte come generatore di società civile» .
Il suo progetto è di creare a Napoli non solo un laboratorio, ma una vera e propria scuola.
«Lo voglio fare. E in questa scuola certo imparerai a scolpire o a dipingere. Ma anche il diritto d’autore, il marketing, comunicazione, la finanza. Perché è quello che serve per essere indipendente. Devi capire come si fa un contratto, devi capire come pagare le tasse. Soprattutto, sono sicuro che qui ci sono i talenti, le volontà, i sogni per cambiare».