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Il paradosso dei portieri: Meret è il futuro ma per lui non c’è spazio

La frase di Gattuso sul non essere aziendalista lascia ipotizzare un conflitto con la società. L’allenatore ha i suoi principi di gioco e preferisce Ospina

Il paradosso dei portieri: Meret è il futuro ma per lui non c’è spazio

In quelnon sono aziendalista c’è un messaggio ben preciso che Gennaro Gattuso ha voluto rivolgere pubblicamente alla società. Ingerenze esterne nelle sue scelte non le vuole, l’allenatore, che continua a preferire David Ospina ad Alex Meret. Due portieri agli antipodi da un punto di vista atletico e tecnico, e poiché il colombiano primeggia in quest’ultimo aspetto si è conquistato la maglia da titolare. Gattuso, come la maggior parte degli allenatori appartenenti alla sua generazione, ama la costruzione dal basso che permette alla squadra di poter attaccare in vaste zone di campo se si riesce a saltare la prima pressione avversaria. In questo senso, dunque, è indispensabile che anche il portiere sia dotato di un buon piede sia per favorire la rapida circolazione della palla con i tocchi ravvicinati sia per lanciare sugli esterni con entrambi i piedi in caso di gittate più lunghe. Così, passa addirittura in secondo piano che Meret sia più alto e più esplosivo, e si faccia apprezzare maggiormente nella capacità di copertura della porta e nelle uscite.

La naturale evoluzione del calcio ha obbligato gli estremi difensori ad imparare a calciare come un giocatore di movimento per avviare l’azione fin dalla propria area di rigore. Un principio tattico che Gattuso non vuole assolutamente abbandonare, come confermato anche dall’ammissione di colpa dell’allenatore dopo la sconfitta con la Lazio in campionato. In quell’occasione, Ospina per non gettare il pallone se lo fece togliere da Immobile, che poi concluse verso la porta vuota segnando il gol della vittoria a pochi minuti dalla fine. “David ha sbagliato ma la responsabilità di quello che è successo è mia perché sono io che chiedo di cominciare sempre l’azione dal portiere. Se Ospina butta la palla io mi arrabbio. Si vede solo l’errore che ha fatto, ma non si vedono le quindici imbucate che ci ha permesso di fare. Lui per noi è un valore aggiunto perché ci permette di impostare in maniera corretta. Io il portiere non lo chiamo portiere, lo chiamo giocatore perché per me il portiere oggi deve giocare il pallone” disse il tecnico lo scorso 11 gennaio, intervistato da Sky Sport, in una specie di manifesto calcistico.

Le parole di Gattuso, pronunciate oggi in conferenza a proposito del dualismo in porta, sembrano trasmettere l’immagine di un conflitto con la società sull’argomento. Con ogni probabilità, il presidente De Laurentiis vuole che a Meret sia garantita una certa continuità di impiego, per favorirne la crescita e la conseguente valorizzazione economica. Anche perché per acquistarlo è stato fatto un investimento da 25 milioni di euro due anni fa, a differenza di Ospina che sta per compiere 32 anni e difficilmente potrà portare entrate di rilievo nelle casse del Napoli.

Anche per quanto riguarda il giocatore, il passo indietro nelle gerarchie non è vissuto serenamente. Il 12 giugno cominceranno gli Europei e Meret senz’altro vuole rientrare nel gruppo che Roberto Mancini sceglierà per andare alla conquista del trofeo. Se Donnarumma e Sirigu sono sicuri di un posto, per l’ultimo spazio disponibile bisognerà battere la concorrenza di Gollini, Cragno e Perin, perciò un utilizzo costante nei rispettivi club può fare la differenza. Meret rischia di perdere gli Europei e lo sa.

Queste però non sono valutazioni che Gattuso sente di dover compiere: la sua priorità è fare risultati, per cercare di conquistare la riconferma della società. Gli esperimenti non rientrano nel suo modo di gestire la rosa, in questo momento della stagione, anche se ciò vuol dire tener fuori i calciatori che la dirigenza ha individuato come pilastri del Napoli di domani. Meret, così come Lozano, è stato tra gli investimenti più onerosi della storia del club. Eppure per loro adesso non c’è più spazio.

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