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Tutto quello che mi ha fatto venire in mente il Napoli degli ultimi mesi

Calle quando era forte, Insigne quando lo sembrava, Mertens quando era Ciro, Koulibaly quando sembrava il più forte difensore del mondo. La nostalgia è una brutta bestia

Tutto quello che mi ha fatto venire in mente il Napoli degli ultimi mesi

Le domeniche piovose di certi inverni, eri ragazzino e non potevi uscire: troppo presto per la macchina, troppa acqua per il motorino, della bicicletta nemmeno a parlarne. Tu in cameretta, trafitto da canzoni tristi, quella che ti piaceva – sicuramente – uscita con qualcuno automunito, più grande, più sicuro, più deciso, più fortunato.

L’acqua alta del 12 novembre, solo che l’acqua è ormai sopra i due metri, non vuol saperne di uscire, né di fermarsi, nuotiamo insieme ai libri, galleggiamo con il bidone della spazzatura, non sappiamo che fare, affoghiamo, ben che vada ci ammaliamo. Per sempre.

L’incubo ricorrente che facevo da ragazzino. Scendevo dal letto e il pavimento spariva, correvo e spariva il corridoio, scendevo giù e scomparivano i gradini, uno per uno, arrivavo finalmente in strada e si aprivano voragini. Ero il bambino che nel futuro avrebbe inventato un Di Lorenzo che scivola, uno Zielinsky che cade, un Meret che si impapera, un Insigne che non segna, un Koulibaly che capitombola, un Manolas che impazzisce.

Tutti i libri più paurosi di King dentro la nostra area di rigore.

Tutte le poesie cui manca il verso finale.

Napoli che si trasforma in Zurigo, assorbendone pero soltanto in difetti. Napoli che diventa grigia senza migliorare in alcun aspetto. Il Vesuvio che si fa collina ma non risolve niente, il mare che si chiude a lago, i suicidi che aumentano. Le squadre dilettanti del Canton Ticino.

Noi che cerchiamo parcheggio a Via Caracciolo nei primi anni novanta, inchiodati inutilmente nel traffico per gran parte di un qualunque sabato sera, a guardare sfilare – nelle auto accanto – ragazze belle o bellissime con le quali non saremmo usciti mai.
Gigi D’Alessio che canta per un inverno intero dentro la mia stanza da letto.

Invecchiare. Sentire le ossa che scricchiolano, il mal di schiena, far fatica ad alzarsi dal letto, essere stufi di tutto. Non stare in piedi, scivolare. Tu vecchio centrocampista cadente, loro attaccanti giovani che vanno via in contropiede.

La serie B.

Avvertire per un paio di minuti la mancanza di Montervino.

In mezzo a tutti quanti i perché espressi (autorevolmente o meno) fin qui non averne trovato nemmeno uno.

Assoldare un killer che faccia fuori tutta la rosa, allenatori passati e presenti compresi, massaggiatori. Un sicario a parte per la presidenza e il figlio della presidenza.

Il San Paolo che si trasforma in un campetto di Giugliano, senza erba e pieno di buche.

Volermi sfondare di canne ogni volta che il Napoli comincia a giocare.

Andare a riprendere Fabian Ruiz ovunque si sia andato a ficcare.

Essere il barbiere di tutti i calciatori della squadra per rasarli a zero, per sfizio.

Sperare che Immobile batta il record di gol di Higuain.

Andare a cena con Goulham solo per domandare: “Frate’, ma che tiene?”

Essere che so, Allan, per staccare un assegno in faccia ad ADL e dire: “Frate’, tiè, c’eccis’ tu e ‘sti multe”. Ma se il presidente è un pezzente, pezzenti sono i suoi dipendenti.

Marco Masini. Tutto il repertorio.

Paolo Vallesi. Tutti i cd.

Mio padre che non mi manda più whatsapp sulle partite perché si è stufato.

I compagni di scuola che non passavano mai i compiti.

Le azioni in velocità.

Ricordarmi il rumore che fa la felicità di un gol che realizza la tua squadra.

Tornare a casa dopo un lungo viaggio, in piena notte, stanchissimo, sporco, con la voglia di fare una doccia e andare a dormire, ma non trovi le chiavi. Le chiavi le hai lasciate chissà dove, il mazzo di riserva non esiste, ti senti una chiavica e muori davanti alla porta di casa.

La portiera di Questi fantasmi che mi appare per tutta la vita in sogno.

Calle quando era forte, Insigne quando lo sembrava, Mertens quando era Ciro, Koulibaly quando sembrava il più forte difensore del mondo. La nostalgia è una brutta bestia.

La letteratura senza Nabokov, Borges, Bolaño. La vita senza Eugenio Montale. Napoli senza il mare. Io nato altrove.

Tutta quanta la malinconia del mondo.

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