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Se volete parlare di Hammamet, almeno andate al cinema a vederlo

Quello di Amelio su Craxi è un film sulla stoltizia del potere. La figura chiave del disturbato Fausto reporter di questa vita da esule del potere

Se volete parlare di Hammamet, almeno andate al cinema a vederlo

Sui social – un mondo a parte –, del film “Hammamet” del regista calabrese Gianni Amelio, si parla in maniera contrastante e superficiale: quasi partendo da un fastidio più che da una visione. Quasi sempre si tratta di persone che il film non l’hanno visto o non l’hanno “sentito”. Perché seppure Hammamet – una produzione Rai – sulla carta è il racconto degli ultimi sei anni della vita (?) di Bettino Craxi segretario del Psi e presidente del Consiglio nei meravigliosi governi di pentapartito, in realtà è un’opera sulla stoltizia del potere.

Dopo gli anni della Milano da bere, il pennellone socialista interpretato da Pierfrancesco Favino – straordinario imitatore di Craxi – è inseguito dai cerberi di Mani Pulite ed ha due condanne sul groppone e malattie che lo secutano. Fugge a Hammamet in Tunisia nel 1994, dove in una villa coloniale stabilisce il suo eremo marino. La sua quotidianità è scandita nella cura della figlia Anita (Stefania Craxi; una scattante Livia Rossi) tra rapporti familiari opachi e rimuginamenti ossessivi di vicende politiche passate.

Craxi nel suo vaneggiamento di potere oscilla tra giuste istanze di aiuto alle sofferenze altrui ed il sistema di finanziamento dei partiti: vero grimaldello dell’infinita corruzione di quegli anni. Berlusconi è sullo sfondo: appena accennato in qualche intervista sulla Serbia ed in qualche patetico tentativo di Bobo Craxi (Alberto Paradossi). Non lo si nomina mai.

Mentre al capezzale del nostro arrivano vecchi politici democristiani (Renato Carpentieri) che mangiano con lui pastasciutte condivise ed amanti in menopause focose (Claudia Gerini). Reporter di questa vita da esule del potere è Fausto Sartori (Luca Filippi) un giovane figlio di un suo funzionario-operaio del Psi Vincenzo (Giuseppe Cederna) che si è suicidato (?) dopo l’emersione di Mani Pulite. Il ragazzo è disturbato psicologicamente e mentre lo filma ha in mente di ucciderlo. Forse che Fausto rappresenta il Paese Italia uscito malconcio dagli anni dell’Onda lunga socialista? Il finale lo lasciamo a chi i film li vede veramente – magari senza sentirli. Ha avuto Craxi nel finale della sua vita il giusto sogno che gli ha spiegato quello che è stato?

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