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Quando il ministro Manfredi disse: «Credo nel principio della restituzione»

La visita, da rettore, in una scuola di Massalubrense: «Ero un ragazzo di provincia, non avevo idea di nulla. L’Università mi ha dato l’opportunità di studiare con grandi professori, cui devo tutto quello che sono»

Quando il ministro Manfredi disse: «Credo nel principio della restituzione»

“Credo molto nel principio della restituzione e cerco di fare il mio lavoro nel migliore dei modi per ridare all’Università quello che ho ricevuto. Ero un ragazzo di provincia, non avevo idea di nulla, anche venire a Napoli per me era una novità. L’Università mi ha formato, mi ha dato l’opportunità di studiare con grandi professori, cui devo tutto quello che sono”. Per chi intendesse ricostruire un identikit fedele all’originale del professore Gaetano Manfredi, neo ministro dell’Università e della ricerca, non c’è approccio più efficace ed esplicativo di leggere e di rileggere i concetti sintetizzati nelle tre righe della frase che abbiamo trascritto.

Il Ministro, allora Rettore magnifico, le pronunciò un anno fa al termine della lezione inaugurale del convegno Booksophia organizzato dall’Archeoclub di Massalubrense e dedicato ai giovani studenti delle scuole sorrentine alla ricerca di certezze per il futuro. Si trovavano, cioè, ai piedi di una montagna da scalare. (I giovani senza lavoro in Campania sono il 52% della popolazione attiva). Proprio come accadde a lui tanti anni prima, partendo da Ottaviano verso Napoli. Tra il professore e gli allievi quella volta fu un colpo di fulmine: gli studenti, come folgorati dall’oratore del quale percepivano l’onestà intellettuale, immediatamente si identificarono nel personaggio che avevano di fronte e dimostrava loro una capacità amorevole di ascolto convinto che fosse doveroso comportarsi a tal modo.

Incontrarsi e capirsi, insomma, fu la cosa più normale di questo mondo: è la magia della cultura che nel colloquio docente-discente trova uno delle sintesi più alte, ma anche della capacità di trasferire a chi ascolta il proprio sapere. Gaetano Manfredi possiede queste doti e le offre a piene mani.

Il principio della “restituzione” è il punto di partenza e di arrivo: ho ricevuto molto, devo dare molto all’Università che ha trasformato un timido ragazzo di provincia in un cattedratico che ascende con merito all’altezza della grande scuola scientifica della Federico II. E non a caso, l’importanza del principio della restituzione è stato ribadito dal presidente della Crui appena un minuto dopo la telefonata con la quale il premier Conte lo aveva chiamato per comunicargli la nomina. La scintilla in questo caso è scoccata, come a Massalubrense, in una sede nella quale Manfredi si trova a suo agio: l’aula nella quale si stava svolgendo una riunione di rettori e il neo ministro, immediatamente raggiunto dai giornalisti, ha ribadito che lavorerà per “restituire” al Paese quello che la Federico II ha dato a lui. A Massa i ragazzi compresero immediatamente l’importanza della scelta compiuta, ora c’è da sperare che l’uditorio più alto e consapevole si comporti allo stesso modo.

C’è un altro aspetto che emerge da questa vicenda che apre nuove prospettive per i progetti di ricerca avviati dalle università del Mezzogiorno e quasi sempre in debito di ossigeno: “Investirò sui giovani” è stata questa la prima promessa del ministro. I prossimi mesi, dunque, saranno decisivi, ma la tenacia del ragazzo di provincia diventato cittadino del mondo che non ama la politica degli annunci ed è un uomo del fare lasciano ben sperare. A Massalubrense, Manfredi riuscì a trasformare la ex cattedrale in un laboratorio di speranze e, per una straordinaria coincidenza, qualche giorno fa un altro uomo, armato degli stessi propositi – il parroco della Sanità, don Antonio Loffredo – ha annunciato il varo del progetto per l’utilizzo della chiesa della Maddalenella, molto cara ai fedeli dei vicoli dei Vergini, come centro di attività legate al mondo dello spettacolo. La Chiesa è stata restituita dal demanio alla comunità religiosa e consentirà al parroco di offrire un’altra chance di studio e di lavoro ai giovani del quartiere. Anche in questa fase è valso il principio della restituzione: che fosse la volta buona?

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