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Le 10 cose da ricordare di Napoli-Fiorentina: Milik come Cruyff cercava “il gol impossibile”

La difesa rimescolata e il gol impossibile cercato da Milik. La maglia che Fabian Ruiz chiede a Chiesa e la corsa di Allan sostituito verso gli spogliatoi anziché tornare in panchina. Le citazioni di Ospina, le pugnalate di Chiesa, il bambino che piange come in un quadro di Bragolin

Le 10 cose da ricordare di Napoli-Fiorentina:  Milik come Cruyff cercava “il gol impossibile”

Uno. Evidentemente all’oscuro dell’indicazione patronale di tornare al sarrismo, nei primi quattro minuti Hysaj gioca due palloni in profondità, osa due passaggi in verticale verso Callejon che fanno di lui una specie di strega medievale da mandare al rogo. Quando alla mezz’ora Gattuso capisce di aver messo in campo una difesa scombiccherata e la risistema, portando l’albanese da destra a sinistra, Di Lorenzo dal centro a destra e Luperto da sinistra al centro, Hysaj comincia a rigiocare i palloni d’appoggio sull’ala che ha davanti, cioè Insigne. Alla fine saranno 20, la linea di passaggio più frequente di tutta la partita.

Due. Il gol impossibile cercato da Milik. Si chiamava così, “il gol impossibile”, quello trovato da Johan Cruyff con la maglia del Barcellona contro l’Atletico Madrid e presente nel film di Sandro Ciotti, Il profeta del gol. In sostanza, una sforbiciata volante.  Milik non va in volo, ma tenta un colpo simile da terra da posizione molto defilata. Resterà il gesto tecnico più bello del Napoli di tutta la serata, e forse degli ultimi due mesi. Un solo tiro in porta in 90′ e appena 32 palloni toccati. Come dire che a Milik è arrivato un pallone ogni 3 minuti.

Tre. In pochi minuti Ospina racchiude tre citazioni di portieri del passato. Rilancia in fretta verso Callejon con un rinvio lungo con i piedi alla Reina, esce di testa fuori area alla Higuita, para sulla linea con un balzo alla Luciano Castellini.

Quattro. Il gol di Chiesa con la punta. Fino a ieri il figlio di Enrico aveva calciato 25 volte verso la porta del Napoli, sette dentro lo specchio, senza mai segnare. La ventiseiesima è la volta buona, con un colpo in contro-tempo, un po’ di punta e un po’ di esterno per rubare quel mezzo secondo a Ospina, come si fa sui campi di calcetto il mercoledì sera. È la quinta volta che il Napoli di Gattuso va in svantaggio. Sul secondo gol memorabile il cambio gioco di Chiesa da sinistra a destra.

Cinque. Fabian Ruiz che chiede la maglia a Chiesa alla fine del primo tempo. La partita di Fabian è fatta di 107 tocchi, 88 passaggi di cui il 91% precisi. Ha dato cinque palloni lunghi, di cui due sbagliati. La sua linea di passaggio più frequente: verso Insigne. Diciassette volte.

Sei. Il colpo di testa di Callejon. Forse la vera grande occasione del Napoli. La sola, viene da dire. Il solito tempo di inserimento perfetto, svizzero, con il cronometro incorporato, e poi l’errore di mira. Poteva servire Insigne liberissimo al centro dell’area e con la porta spalancata.

Sette. Il palo scheggiato da Insigne. Una giocata che emerge da minuti e minuti di imbottigliamento in mezzo a raddoppi difensivi che Iachini ha disposto e realizzato senza troppa fatica. Difficile trovare qualcuno in Europa occidentale che non abbia ancora capito da quale lato accelera Insigne (accelera, insomma), quando ha la palla tra i piedi e punta trotterellando l’avversario (oppure trotterella puntando).

Otto. Allan che se ne va. Proprio se ne va. Gattuso lo sostituisce al 56′, manda in campo Diegooo-Diegooo, e il brasiliano più presente di tutti i tempi nelle figurine Panini prende direttamente la via del sottopassaggio, che probabilmente sbucherà direttamente dentro lo stadio del PSG o chissà dove. Ma non era tornata la disciplina? Qui bisogna solo aggiungere che Demme, il regista Demme, il vertice basso Demme, tocca 45 volte la palla, la passa 38 volte e se la fa portar via in 3 occasioni. I suoi passaggi: 7 a Di Lorenzo piazzato accanto a lui e 7 a Fabian Ruiz piazzato accanto a lui.

Nove. La serpentina di Lozano. Ne piazza una fra tre giocatori fiorentini nel finale, a partita compromessa. Gattuso lo aveva manato in campo al 64′ al posto di Zielinski comunicando alla squadra il ritorno al 4-4-2. A quel punto a tutti è venuto il sospetto che Ringhio sia in realtà la reincarnazione di Nanni Loy e che da qualche parte ci sia montata una candid camera per vedere che faccia facciamo.

Dieci. Il bambino che piange con la sciarpa intorno al collo. Sembra il nome di un quadro di Giovanni Bragolin. Scena finale anema e core, perfetto fotogramma della partita e buono per l’indignazione o per la chiusura poetica.

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