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Le 10 cose da ricordare di Lazio-Napoli

La sciagurata combinazione tra l’errore di Ospina e lo svirgolone di Di Lorenzo. Il colpo della vacca di Hysaj. Il mezzo sombrero seguito da tunnel di Allan. Mario Rui che fa Bruce Lee. I 3 minuti a Lozano.

Le 10 cose da ricordare di Lazio-Napoli

Uno. Minuto 13. Il colpo alla testa preso da Ospina in in contrasto con Milinkovic Savic. Cinque minuti dopo non sembra ancora essersi ripreso e dalla panchina si alza a riscaldarsi Karnezis, poi uscirà con i pugni a liberare confortando tutti.

Due. Minuto 26. In fase di impostazione dal basso, Fabián perde un pallone a ridosso dell’area di rigore, come si diceva una volta: sprezzante del pericolo. Sono sempre più frequenti le amnesie tecniche del miglior giocatore degli ultimi Europei Under 21. Il segno di una mancanza di serenità.

Tre. Minuto 28. La punizione di Insigne che fa salire le pulsazioni a Strakosha. Servirebbe una specie di macchina della verità applicata al calcio per rivelarci quanto fosse volontaria quelle traiettoria arcuata verso la porta e quanto trovata. Il portiere laziale mette la mano. Ventuno possessi di palla persi.

Quattro. Minuto 33. L’azione che trasforma Allan nella somma di tutti i brasiliani visti a Napoli. Corre caracollando come Alemão, fa un mezzo sombrero sulla testa di un avversario come Careca, avanza e dribbla con un tunnel come Edmundo, calcia in porta con la coordinazione di Beto, manca il bersaglio perché non è Vinicio. Sei contrasti vinti in partita.

Cinque. Minuto 43. Tra i pensieri di Mario Rui deve essere apparso all’improvviso il ricordo di Bruce Lee. Si esibisce in una acrobazia volante cercando un rinvio di cui non si avvertiva alcun bisogno, non in quel modo, e finisce per servire Immobile regalandogli un’occasione. Sarà Di Lorenzo sulla linea a sbrogliare. Rivista con il senno di poi è un’azione profetica. Qualcuno o qualcosa sta avvertendo il Napoli.

Sei. Minuto 49. Il colpo della coda di vacca di Hysaj. I meno giovani ricorderanno che era il colpo preferito una quarantina d’anni fa al San Paolo da Luciano Marangon. Si manda la palla in avanti su un lato di un avversario e con il corpo lo si aggira dall’altro lato. È una giocata che si pensa quando si è in totale fiducia. Con tutti i suoi limiti certamente non scomparsi, Hysaj si sta rimettendo in corsa. L’azzurro con il maggior numero di tocchi al pallone: 120.

Sette. Minuto 67. Il palo di Zielinski con un mezzo tiro a giro calciato a gamba stretta, nel mucchio. Lo aveva cercato alla stessa maniera anche contro l’Inter. Gioca più spesso a ridosso dell’area rispetto alle partite con Ancelotti e anziché la botta da fuori gli capitano di queste soluzioni. Perso il conto dei pali, chiude con due passaggi chiave e tre dribbling riusciti su tre.

Otto. Minuto 82. La sciagurata combinazione di un errore e di un’imprudenza. Prima Ospina si avventura in una giocata che nemmeno Garrincha avrebbe mai osato, poi Di Lorenzo calcia in porta uno svirgolone che non fa sentire la mancanza del Koulibaly visto al 93’ a Torino. E pensare che Ospina chiude la partita con 6 palloni lunghi precisi su sette. Se avesse calciato anche l’ottavo, stasera saremmo tutti più contenti.

Nove. Minuto 91. Insigne colpisce al volo in una delle sue rarissime conclusioni cattive verso la porta. Strakosha è più perfido di lui. Esce per concedere tre minuti a Lozano su cui si potrebbe aprire un dibattito lungo da qui fino allo stadio Azteca di Città del Messico.

Dieci. Minuto 93. La faccia di Lulic ferma la conclusione di testa di Llorente per l’ultimo assalto. Ha tirato due volte in porta in 10 minuti giocati.

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