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Il pm Guariniello: “Sla? Non ho mai incontrato un pentito nel calcio”

Il magistrato che per primo la definì la malattia professionale dei calciatori denuncia al CorSera l’omertà nella ricerca delle cause delle tante morti, sia in Italia che in Europa

Il pm Guariniello: “Sla? Non ho mai incontrato un pentito nel calcio”

L’elenco dei calciatori morti per Sla continua ad allungarsi. L’ultimo è Pietro Anastasi, morto venerdì a 71 anni. E’ stato il figlio a dichiarare che era affetto da questa terribile malattia.

Il primo a definire la Sla come la «malattia professionale» dei calciatori fu il magistrato torinese Raffaele Guariniello. Il Corriere della Sera ricorda che fu autore di uno studio che prese a campione 24mila calciatori italiani di Serie A, B e C dalla stagione ‘59-60 a quella ‘99-2000. Il suo studio è stato recentemente confermato da un’altra ricerca dell’Istituto Mario Negri di Milano, che si è esteso fino al 2018.

“Le ricerche concordano: in Italia i calciatori si ammalano di Sla di più e prima delle altre categorie professionali”.

Sono 32 i casi di Sla accertati nel calcio fino ad ora.

Oggi Guariniello torna a parlare. Denuncia il fatto che in Europa nessuno abbia dato seguito al suo studio.

«La mia speranza, mentre la casistica purtroppo cresce, è che sia maturata la consapevolezza dell’ambiente. Trovare il nesso tra calcio e Sla è importante ai fini della prevenzione. Io lavorai da solo, in un clima sconsolante. Con una perplessità che non mi ha mai abbandonato. Benché non si possa pensare che la Sla sia una malattia solo dei giocatori italiani, il mio studio non ebbe seguito in Europa. Provai a sensibilizzare Michel Platini all’Uefa, da noi Damiano Tommasi sembrava molto interessato, ma non ci fu seguito. Sarebbe stato interessante, invece, incrociare i dati».

Nessuno parla dei casi di Sla oltre i nostri confini. Come quello dell’olandese Fernando Ricksen, ex Rangers e Zenit, morto a soli 43 anni, il 18 settembre 2019.

Continua Guariniello:

«Non si vuole criminalizzare il calcio, ma trovare il nesso. Peccato non aver mai incontrato un pentito su questo fronte. La mafia li ha, il calcio no».

Anche Chantal Borgonovo, moglie di Stefano, ex calciatore di Fiorentina e Milan denuncia l’indifferenza del mondo del calcio.

«La ricerca va avanti, ma sul fronte calcio siamo fermi. Nel silenzio generale i calciatori continuano ad ammalarsi e morire. A vent’anni pensi solo a giocare a calcio. Dovrebbero essere le istituzioni a fare opera di sensibilizzazione. Ma io non mi arrendo».

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