Su Tuttosport. «Non mi parlò più perché scrissi che nessuno lo conosceva e quindi non poteva scendere in politica. Punta sul rischio calcolato»

Vittorio Feltri su Tuttosport tesse un identikit di Urbano Cairo, racconta della sua genesi al fianco di Berlusconi e di vari aneddoti personali. Lo ritrae come un uomo abbastanza parsimonioso, come anche Ferrero lo aveva definito e dichiara addirittura di avere un credito aperto con lui
Cinque anni dopo fondai Libero, che non navigava in acque calme, e con Urbano avviai un negoziato per averlo in società, al termine del quale venne stabilito che io avrei sborsato duecento milioni di lire per rifinanziare l’attività. Lo feci, ma di quei soldi persi ogni traccia, e anche di lui. Da allora l’ho reincontrato varie volte, ci siamo parlati sempre amichevolmente, ma di quei denari, che avrei voluto indietro, non erano mai con lui.
Feltri parla della sua grande ammirazione per Cairo, uno che non sbaglia un colpo, ma ogni grande uomo ha qualche debolezza e la sua è di sicuro la permalosità, tale che si arrabbia anche quando gli si dice che è spettinato
Una volta in un’intervista a ItaliaOggi dissi che non avrebbe fatto bene a scendere in politica, non solo per tutti i rischi, ma anche perché nessuno conosce il suo nome, e aggiunsi: mia moglie, per esempio, pensa che Cairo sia solo la capitale dell’Egitto. Non mi parlò più per molto tempo
Anche nel calcio Cairo non ha eguali e non arretra dalle sue idee neanche difronte alle contestazione che sta subendo in questa stagione da parte dei tifosi. La sua fiducia a Mazzarri è incrollabile e l’allenatore non si muoverà dalla panchina almeno fino alla fine della stagione, non come hanno fatto gli altri. Lo definisce il miglior amministratore italiano perché non ha né fretta né paura
L’esperienza del Milan con Giampaolo e il dopo-Giampaolo e del Napoli con Ancelotti e il dopo-Ancelotti insegna no che non è affatto scontato che il nuovo sia meglio del vecchio. Inoltre, tenersi sui conti societari il peso di due allenatori invece di uno, è spendere senza avere garanzie di ritorno, anche perché Mazzarri era stato per lungo tempo un suo pallino e il suo presidente non si sarebbe mai dato per vinto al primo scivolone.
Bastone e carota usa Feltri nel suo racconto del presidente del Torino, dopo le critiche arrivano i suoi pregi e non sono pochi. La pazienza e la freddezza fanno però di lui un uomo che riesce sempre ad arrivare dove voleva, ma di non volere ciò che non avrebbe potuto avere
Cairo è così, punta sul rischio più calcolato e non lo fa vedere a nessuno, è paziente e accorto, quindi alla fine sembra un miracolista. Ma in realtà il talento che gli permette di sfruttare tutti gli altri talenti che ha è la freddezza, unita al senso pratico, forse dovuto a tutte le estati passate a raccogliere barbabietole con il nonno e lo zio: «Ho sempre sognato di prendere il Torino, ma non ho mai sognato di prendere il Real Madrid».