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Basta con le telecronache sempre filo-squadre potenti

Il problema è che le nostre telecronache di calcio, seppure condotte da telecronisti ineccepibili,  sono l’ennesimo esempio di quanto noi italiani, anche in questo campo, siamo piccoli, provinciali, marginali rispetto all’Europa, e al mondo moderno.

Basta con le telecronache sempre filo-squadre potenti
Juventus' Portuguese forward Cristiano Ronaldo controls the ball during the Italian Serie A football match SS Lazio vs Juventus FC. (Hermann)

Fino a quando dovrò continuare a sentirmi le bellissime radiocronache di Carmine Martino coadiuvato da Paolo del Genio, con le immagini della partita sullo sfondo con l’audio off? Niente di male, per carità. Anzi. Martino è un poeta. La sua radiocronaca è un atto d’amore che si materializza al momento del gol che declama con tale soddisfazione da far sentire appagato anche il radioascoltatore (peccato che ogni tanto Del Genio non riesce a trattenersi e lo anticipi penetrando l’aria prima di lui). Il punto è che è fuori sincrono, per cui dopo un po’, io, e non solo io, confuso, capitolo e riaccendo l’audio della tv. E sopporto. Fino a domenica scorsa. Quando ho raggiunto una nuova consapevolezza.

Già con Napoli-Lazio (si sa la Rai tende a essere un po’ romanocentrica) s’era iniziata a fare largo con prepotenza una domanda. Ma è dopo Napoli-Juventus su Sky, con le ennesime solite piccole cose dette o non dette per non indispettire qualcuno; quel coito interrotto per il gol di Ronaldo in evidente fuorigioco, che mi sono finalmente detto: perché? Perché continuare ad accettare queste telecronache sempre troppo orientate verso la squadra più forte o più (pre)potente? È così che deve funzionare per forza? Non si può pretendere un po’ più di equilibrio? Il mio abbonamento non ha lo stesso valore di quello di un tifoso di una squadra avversa? Questa è una storia che va avanti già da troppo tempo.

L’altra domenica c’era una Juve in chiara difficoltà e un Napoli messo in campo molto meglio. Una Juve che non era così sicura di voler seguire le indicazione del suo allenatore, all’incontrario del Napoli. Perché non spiegarlo? Perché restare col freno a mano tirato, in attesa di un risveglio bianconero, e non spiegare (come molto hanno ammesso dopo) che da come il Napoli aveva impostato la partita si era capito che per la Juventus sarebbe stata molto difficile? È questo che mi aspetto, se non dal telecronista, almeno dall’esperto. È invece, la solita bocca stretta su un fuorigioco inesistente e inaspettatamente chiamato prima, un commento molto approssimativo su un mani in area che fino a qualche domenica fa sarebbe stato assegnato senza esitazione, e lasciamo perdere tutto il resto, tutti i pregressi.

Il problema è che le nostre telecronache di calcio, seppure condotte da telecronisti ineccepibili,  sono l’ennesimo esempio di quanto noi italiani, anche in questo campo, siamo piccoli, provinciali, marginali rispetto all’Europa, e al mondo moderno. Un paese immaturo e impaurito, dove l’importanza viene data più al dito che alla Luna, dove non si guarda oltre gli interessi personali, fregandosene di quelli collettivi, di quelli per cui si è pagati. La nostra Costituzione negli anni si è modificata nei fatti seguendo un mainstream nazional popolare per cui il nostro non è più un paese fondato non sul diritto al lavoro, ma sul diritto del tengo famiglia. Un paese dove a lavoro conta essere piacione, simpatico e accondiscendente, e non fare arrabbiare chi ha più potere di te. Essere bravi e professionali è un optional che spesso deve essere tenuto nascosto, altrimenti si rischia di… non essere apprezzati. E cosa potrà mai riservare il futuro a noi e ai nostri figli di fronte a questa visione così miserabile della vita?

 

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