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Ritorno al futuro della crisi: minuto 86 di Napoli-Atalanta, tutto è crollato lì

Ci vorrebbe una macchina del tempo per risalire a dove tutto è cominciato: la crisi, il ritiro, le multe, l’esonero di Ancelotti. Per tornare al rigore non fischiato su Llorente

Ritorno al futuro della crisi: minuto 86 di Napoli-Atalanta, tutto è crollato lì

Ve lo ricordate Ritorno al Futuro 2? Dovreste, visto che si tratta di uno dei rari casi in cui il sequel è all’altezza del primo film. Comunque… In Ritorno al Futuro 2 succede che i protagonisti Marty e Doc, dopo un viaggio nel futuro (il 2015, che adesso è il passato, ma vabbé) tornano nel loro presente (1985) e trovano uno scenario completamente diverso. Hill Valley è diventata la capitale del gioco d’azzardo. Biff Tannen è il padrone assoluto della città. Ha sposato la mamma di Marty mentre suo padre è addirittura morto.

Come è possibile? Cosa è successo?

Tutta colpa dell’almanacco sportivo. Il “Grande Almanacco Sportivo”. Approfittando di una disattenzione di Marty, Biff ha rubato il libro con i risultati sportivi, ha preso la macchina del tempo e l’ha consegnato al se stesso giovane nel 1955, cambiando il corso degli eventi.

E adesso? Per rimettere le cose a posto Marty e Doc pensano inizialmente di tornare nel futuro. Ma sarebbe il futuro in cui Biff è un uomo ricco e potentissimo. No. Non va bene. Bisogna tornare indietro. Bisogna capire il momento esatto in cui cambia la storia.

Ecco. Cosa c’entra Ritorno al Futuro 2 con il Napoli? C’entra. Mi sono chiesto, in questi mesi di sofferenza, qual è stato il momento che ha cambiato il corso degli eventi. La campagna acquisti sbagliata? Il mancato arrivo di James? L’errata valutazione sul mercato? Il terzino sinistro? Il vice-Allan? Icardi? Si potrebbe andare indietro all’infinito.

Eppure c’è un momento preciso che cambia il corso degli eventi. Quel momento in cui comincia la slavina. Il momento in cui viene poggiata una pallina su un piano inclinato e comincia a scendere. Prima lentamente. Poi veloce, veloce, sempre più veloce. Impossibile da fermare.

Quel momento è il minuto 86 di Napoli Atalanta.

Quella sera c’è già aria da ultima spiaggia. Che poi, a pensarci adesso, non stavamo messi neanche malissimo. E’ vero, venivamo da un pareggio in trasferta con la Spal. Ma appena una settimana prima c’era stato il 3 a 2 a Salisburgo, l’abbraccio tra Insigne e Ancelotti, il gruppo che sembrava unito e compatto come non mai. Il distacco dalle prime poteva essere ancora colmato.

Quella sera, la sera del compleanno di Maradona, il Napoli gioca la sua miglior partita del campionato. Mette alle corde l’Atalanta, la fortissima Atalanta, l’Atalanta dei miracoli e del gioco spumeggiante.  Anche in quel match gli azzurri palesano i soliti problemi: le decine di gol sbagliati davanti al portiere, la fragilità caratteriale, la troppa facilità con cui concedono occasioni all’avversario. Ma se c’è una squadra che merita di vincere quella sera è il Napoli.

Poi, al minuto 86, sul 2 a 1, cambia la storia. Cross dalla sinistra, Llorente prende posizione, Kjaer lo affossa. Netta occasione da gol. L’arbitro Giacomelli lascia giocare. Napoli che si ferma, protesta, si distrae. Ilicic segna il 2 a 2.

Rizzoli un paio di settimane più tardi ammetterà il chiaro errore dell’arbitro. Il gioco andava fermato. Chi scrive pensa che era un rigore nettissimo, ma non è questo il punto.

Il punto è che da quel momento comincia la slavina.

Espulso per proteste, Ancelotti viene squalificato. Tre giorni dopo, senza il suo allenatore in panchina, demotivati e ancora in confusione, gli azzurri perdono contro la Roma.

La vedete la pallina che comincia a scendere?

De Laurentiis annuncia che si va in ritiro. Ancelotti accetta ma non è d’accordo. Si aprono le prime crepe.

Il pareggio interno col Salisburgo, risultato neanche da buttare via,  poi il patatrac.

Nello spogliatoio volano gli stracci. La squadra diserta il ritiro. Ancelotti va da solo a Castelvolturno. Sky, in diretta, annuncia che la squadra è ammutinata. Nessuno che smentisce, nessuno che prende in mano la situazione. I titoloni dei giornali il giorno dopo che sparano a zero.

Giù.

L’allenamento a porte aperte, gli insulti, la contestazione. Il pareggio casalingo col Genoa. Ancora fischi, ancora contestazione.

Giù. Sempre più giù.

La pausa delle nazionali, il pareggio scialbo col Milan, la bella prova di Liverpool, uno sprazzo di lucidità recuperato prima della crisi definitiva.

Il disastro col Bologna, il primo tempo orribile di Udine, il video in cui i giocatori si fermano, ma che fanno, giocano contro?

Sempre più giù. La pallina ormai non si ferma più.

Genk, l’esonero di Ancelotti, l’arrivo di Gattuso.

Forse sarebbe accaduto lo stesso. Forse no. Non lo sapremo mai. Forse il tempo cambierà la prospettiva di questi eventi. Forse, col senno di poi, ce ne faremo una ragione.

Ma se c’è stato un momento in cui è cambiato tutto, quello è il minuto 86 di Napoli Atalanta. Avercela ora una macchina del tempo…

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