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Ora al Napoli serve la semplicità di Gattuso

L’obiettivo è salvare la stagione. Spetterà ai giocatori restituire l’appeal perduto. Sul fronte societario è tempo di tregua.

Ora al Napoli serve la semplicità di Gattuso

Il rischio è che non scocchi nessuna scintilla. Auspicata dal maestro Ancelotti, ora è la speranza del discepolo Gattuso. Con l’allenatore outsider si va per vicoli e non per strade larghe. È la sufficienza del 6 al potere. Niente bellezza, niente immaginifici ruoli tra le grandi, sì a Gennaro detto Rino o meglio Ringhio. Salvare la stagione l’obiettivo. Una soluzione domestica (un anno e mezzo di contratto) a fronte di un Napoli costruito per il palcoscenico europeo e per inseguire il sogno dello scudetto. Spetterà ai giocatori restituire l’appeal perduto, perché Ringhio baderà al sodo e non si inventerà nessuna “strana” teoria di gioco, alla Sarri, per intenderci, o fidando sul mito dell’allenatore acchiappa-titoli.

Tutto risolto? Nemmeno per sogno

Ipotesi e basta. Il campo, però, può riservare sorprese. Una cosa è certa: Ringhio non metterà becco sul mercato e ci potremmo ritrovare per la prossima stagione con un’altra squadra, tutta da scoprire, con la vecchia guardia a fine contratto che se ne va (forse). E la nuova (forse) che non saprà che fare. Nel calcio, però, i “miracoli” esistono. La Juve ci riuscì dopo un chiarimento interno allo spogliatoio, vincendo tutte le partite che le capitavano a tiro. Un filotto che cambiò il suo destino dopo Calciopoli e la serie B.

Difficile immaginare un’impresa del genere nel Napoli, quando si è sul piede di partenza, quando incombono arbitrati e cause civili tra presidente e dipendenti, quando il Mercato entra nello spogliatoio da protagonista a campionato in corso.

I miracoli

In queste condizioni i “miracoli” (quarto posto) sono improbabili, ma in conto ci stanno ancora le partite di Champions, la League europea, la Coppa Italia e la Supercoppa. Così contando, però, si diventa patetici, se non cambia (e non cambia) la nostra cultura calcistica, che sogna solo scudetti e sfide strapaesane con la Juve. Ogni volta che a Napoli si tenta un percorso nuovo, arriva puntuale il crac, con relativa palingenesi, fuori tutti con ingratitudine, giocatori “mercenari”, allenatore incompreso. Si riparte daccapo. Giovani plusvalenti innanzitutto, salvo lapidazione al primo errore , e preferenza per i trentotto anni di Ibrahimovic.

Spiace per Ringhio, ma, se non fa un miracolo di vittorie e di punti, passerà il testimone al prossimo internazionale, che Aurelio starà già architettando come cine-soluzione , o ad una sorpresa tipo Sarri, crisi e campo permettendo.

È tempo di tregua

È, se volete, una bestialità, ma non sarebbe stato strano, perso per perso, puntare su un interno come Reja, col semplice ruolo di traghettare la squadra nel Napoli che sarà, puntando sulla risorsa dei buoni giocatori che ha, più che affidarsi ad un nuovo esperimento, a un rigido 4-3-3 (già dichiarato) e a inediti schemi di gioco. Insomma una soluzione neutra, meno invasiva e senza mal di testa.

In ogni caso, ora è Ringhio il mediano a provarci. Più che abbondare in altre trovate, è meglio che trasmetta semplicità e agonismo in campo. Sul fronte societario è tempo di tregua. Solo i fessi ne farebbero a meno.

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