Libero: l’internazionale Carlo non è riuscito ad essere napoletano

Ancelotti non ha lasciato tracce nel tifoso azzurro che vive di icone, momenti, palpitazioni, alibi. E' stato solo un costoso periodo di transizione

l'intransigenza di Ancelotti nel non volere il 4-3-3

Aurelio De Laurentiis ha mandato in campo Ancelotti da esonerato, contro il Genk, scrive Tommaso Lorenzini su Libero, “poi lo sbologna nottetempo”.

Aveva l’accordo in tasca con Gattuso già da due giorni prima. Ora la missione di Gattuso sarà quella di tornare in zona Europa, dove il Napoli è da 10 anni.

“E dovrà andare oltre…  Sarri. Sì, Sarri, non Ancelotti, inventarsi un Napoli tutto suo capace di essere ricordato”.

Nell’immaginario partenopeo, scrive Lorenzini,

“i 18 mesi della gestione di Carletto rappresentano un limbo dentro il quale si è intravisto bel calcio, equivoci, sconfitte inspiegabili. Ma non trofei”.

Ancelotti si è così rivelato

“un costoso periodo di transizione, nel quale si è esaurita la luce del progetto sarriano ed hanno imboccato la fase calante alcuni protagonisti”.

La verità è che

“L’internazionale Carlo non è riuscito ad essere napoletano, non ha scolpito tracce, indispensabili agli occhi del tifoso azzurro che vive di icone, momenti, palpitazioni, alibi. Eppure il segno al San Paolo l’ha lasciato Mazzarri, con quel pragmatico 3-5-2, grazie al quale ha preso la Coppa Italia 2012 battendo l’odiata Juve e rimettendo il Napoli al tavolo dei grandi; lo ha fatto Rafa Benitez, all’epoca ancora un filosofo, capace pure lui di sfilare alla Signora Coppa Italia e Supercoppa; è stato Sarri infine a consacrare la realtà partenopea, andando sì via con niente in mano eppure vincendo a ripetizione lo scudetto del gioco, e questo è bastato a tutti per godere. Dopo Sarri, per il napoletano il film è andato in pausa”.

 

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