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Per vincere non basta la retorica machista. Il Napoli perde anche con Gattuso. E ora c’è da stare attenti

Il Parma vince 2-1. Il Napoli non avrebbe meritato la sconfitta (come altre volte). Gattuso (in tuta) segna quando abbandona il 4-3-3. Bene Milik. Il migliore? Meret

Per vincere non basta la retorica machista. Il Napoli perde anche con Gattuso. E ora c’è da stare attenti

Finisce tra i fischi anche la prima di Gattuso sulla panchina del Napoli. La cura elaborata da Aurelio De Laurentiis, che ha pensato di esonerare Carlo Ancelotti, non dà i suoi frutti. Il Napoli perde in casa 2-1 contro il Parma di D’Aversa. Gli emiliani hanno certamente sofferto nella ripresa ma sono sempre stati pericolosi in contropiede e proprio in contropiede hanno colpito sia all’inizio sia alla fine della partita. In mezzo, il pari di Milik che – ironia del destino – ha segnato proprio quando Gattuso ha tolto Allan e quindi abbandonato il 4-3-3.

È fondamentalmente la sconfitta della ridicola retorica che da giorni sta avvolgendo l’avventura di Gattuso sulla panchina del Napoli. Come se prima di lui ci fosse un incompetente. Come abbiamo scritto oggi, non abbiamo nulla contro Gattuso né imitiamo gli pseudotifosi del Napoli che hanno remato contro durante l’anno e mezzo di Ancelotti. Ma francamente ci aspettiamo dal nuovo tecnico un segnale che fermi questa narrazione machista che è davvero da quattro soldi.

Detto questo, il Napoli stasera non avrebbe meritato di perdere. Ma ha commesso tanti errori. Troppi. Sia sotto porta. Sia in difesa. La partita comincia con Gattuso in tuta e il 4-3-3 in campo. Soprattutto una serie di clamorosi errori in fila. Uno dietro l’altro. Koulibaly ne commette due in quattro minuti e sul secondo il Napoli incassa il gol da Kulusevski. Nell’occasione Koulibaly si fa anche male. Il Napoli rischia di subire un altro gol su palla persa da Luperto.

Poi, però, piano piano la squadra comincia a giocare. O quantomeno regala sprazzi di gioco. Ottima la partita di Milik attorno a cui ruota il gioco del Napoli. Male Insigne spesso beccato dal pubblico e che nel primo tempo si divora un gol clamoroso solo davanti a Sepe. Anche in questo caso splendidamente servito da Milik. Va detto che con Ancelotti in panchina saremmo stati tutti certi della malafede. E quindi non è un problema di malafede. C’è evidentemente altro in questa squadra, come ha sempre detto Carlo Ancelotti. Squadra che stasera ha dato tutto. Lontanissima dalle scialbe prestazioni, senz’anima, contro Genoa, Bologna, Udinese.

Ma è il Parma che rischia sempre di far male e nel finale di tempo – ovviamente in contropiede – colpisce un palo con Gervinho.

Nella ripresa, il Napoli preme. Ha degli sprazzi di alta intensità ma impensierisce raramente Sepe. Una volta su punizione di Insigne da fuori area.

Come abbiamo detto, il Napoli segna quando Gattuso abbandona il 4-3-3 e si converte al 4-2-4. Sembra il remake della prima di Mazzarri che vinse in rimonta contro il Bologna. E invece finisce diversamente. È il Parma che va vicino al gol. Prima con Gervinho su cui Meret compie una parata alla Garella. E poi, nel finale, ancora su contropiede, Gervinho firma la vittoria.

La malattia del Napoli non è banale, né poteva esser risolta con il cambio di allenatore. È una malattia anche e soprattutto psicologica. Del resto quel che è successo negli ultimi due mesi, non è affatto poco. Adesso la situazione è complicata. Più che imbarazzante per dirla con le parole di Gattuso che francamente – ora possiamo dirlo – quella frase in conferenza stampa poteva risparmiarsela.

Bisogna stare attenti, perché stagioni del genere possono finire in qualsiasi modo. De Laurentiis, nonostante il clamoroso errore dell’esonero di Ancelotti, adesso stia vicino al Napoli. Si faccia gruppo. Perché se ne può uscire solo remando tutti nella stessa direzione.

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