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Dal ritiro, alle multe, a Gattuso: le tormentate vigilie Champions del Napoli

Tranne la prima col Liverpool, ogni vigilia è stata carica di tensioni. Grande protagonista De Laurentiis. E c’è chi ha il coraggio di minimizzare l’eventuale passaggio del turno

Dal ritiro, alle multe, a Gattuso: le tormentate vigilie Champions del Napoli

Questa sere il Napoli si giocherà la qualificazione agli ottavi di Champions contro il Genk. Partita fondamentale per il passaggio del turno, passaggio che non è ancora matematico. Al Napoli manca ancora un punto. Eppure da giorni non si parla minimamente del Genk. Incredibilmente, alla vigilia di una partita decisiva, filtrano notizie sul possibile – secondo più quotidiani certo – arrivo di Gattuso sulla panchina azzurra. Una leggerezza sorprendente.

Possiamo accettarlo dai tifosi – da quei tifosi che stanno vivendo questi momenti come una rivincita personale, essendo loro ancora perdutamente innamorati di Sarri – la minimizzazione della partita col Genk. Nella sua storia il Napoli si è qualificato soltanto due volte agli ottavi di Champions – una con Mazzarri e l’altra con Sarri – eppure oggi questo traguardo è considerato poca roba. Ora il girone è facile – col Liverpool campione d’Europa, dominatore in Premier, e il Salisburgo ancora in corsa all’ultima giornata. Ovviamente non ricordano quando uscimmo contro Shakhtar e Feyenoord, quello sì un girone facilissimo. Ma sono tifoso e quindi, per la legge di Kolarov, naturalmente inadatti a parlare di calcio, non ne sanno di nulla. La loro è una forma di nevrosi, comprensibile.

La società, però, non può sottovalutare la serata che potrebbe finire addirittura con il primo posto nel girone (ma anche in maniera fallimentare, va detto). Quel che sorprende è che tutto il cammino del Napoli in Champions è stato segnato da eventi extracalcistici. C’è stato un continuo ostruzionismo, e incredibilmente l’ostruzionismo è sempre partito dall’interno. Una forma di autolesionismo che probabilmente non ha precedenti. Ad eccezione del primo match contro il Liverpool (questo Napoli ha battuto il Liverpool, unico club europeo a farlo), tutti i successivi incontri sono stati segnati da vigilie cariche di tensione.

A Genk la vigilia viene agitata dalla vicenda Lorenzo Insigne che viene mandato in tribuna da Carlo Ancelotti. Siamo al 2 ottobre. Più di due mesi fa. Settanta giorni durante i quali nulla è cambiato. L’allenatore spedisce il capitano in tribuna per scelta tecnica. Mertens si accomoda in panchina. In avanti giocarono Lozano e Milik che si divora tre clamorose palle gol, al pari di Callejon che nella ripresa se ne mangia una quasi al livello di quella di Bergamo ai tempi di Benitez. Nella ripresa entra Mertens che non si rende mai pericoloso se non con un tiro che serve al portiere a fare scena con un intervento plateale.

Partita successiva: a Salisburgo. E qui sale in cattedra Aurelio De Laurentiis. Cattedra che non lascerà più. Movimenta la vigilia annunciando Milik in formazione. Il polacco è reduce dalla doppietta al Verona. È una partita decisiva e il presidente invade mediaticamente il campo tecnico e piazza Milik al centro dell’attacco. Poche ore dopo, Ancelotti dimostra di non ascoltare i suggerimenti presidenziali e schiera la coppia Lozano-Mertens con Insigne in panchina. Ovviamente ha ragione l’allenatore. Dries segna una doppietta e Lorenza il gol decisivo. È la sera dell’abbraccio illusorio. È anche la sera dell’ultima vittoria del Napoli di Ancelotti: 23 ottobre.

Al ritorno, Napoli-Salisburgo, entriamo nel vivo. De Laurentiis alza il livello e – quasi in concomitanza con la conferenza  di Ancelotti – annuncia a radio Kiss Kiss Napoli che la squadra sarebbe andata andrà in ritiro. E conferma le indiscrezioni di stampa. Gli azzurri sono reduci dalla opaca prestazione di Roma (sconfitti per 2-1) dopo l’ottima prova contro l’Atalanta. La viglia è carica di tensione. Si gioca in un’atmosfera surreale. Ed è un autentico miracolo riuscire a non perdere la partita. Soprattutto dopo essere partiti in svantaggio (ci penserà poi Lozano a pareggiare). Per passare il turno sarebbe bastata una vittoria. Ed è possibile – per non dire probabile – che senza agenti esterni il Napoli avrebbe vinto il match e passato il turno. A quel punto anche come primo. Nel post-partita succede quel che succede. È inutile rivangarlo. Siamo al 5 novembre.

Tre settimane dopo, altra vigilia importantissima di Champions, ecco arrivare il sequel di quella sera. Nel ritiro del Napoli – e sui giornali – non si parla altro che delle lettere di contestazione che la società ha inviato ai calciatori. Con richieste di multe. Nel Napoli ormai da venti giorni non si discute più di tattica né di tecnica. È il diritto del lavoro che ha preso il sopravvento. Avvocati, contratti, precedenti, sindacati. Il tutto mentre il Napoli si gioca il turno di Champions – non la coppa del rione, che pure ha una sua dignità – sul campo della squadra ritenuta la più forte d’Europa. Eppure, ancora una volta in Champions, il Napoli sfodera una prestazione super e pareggia – prima squadra a farlo in stagione – ad Anfield Road.

Ovviamente ogni storia che si rispetti, soprattutto con un presidente produttore cinematografico, non può che avere un finale degno della trama. Ed ecco che il livello di tensione si alza. “Sempre più difficile”, come recitano gli speaker delle performance circensi. C’è Napoli-Genk. Al Napoli manca un punto per la qualificazione. E anche stavolta, pressoché in concomitanza con la conferenza di Ancelotti, circolano voci che accreditano Gattuso come nuovo allenatore del Napoli. Alla vigilia del match che potrebbe dare al Napoli un traguardo storico. Perché, anche se in tanti non vogliono rassegnarsi, il Napoli non è né il Barcellona né il Real Madrid. Non solo. Ma l’indomani, cioè oggi, i quotidiani annunciano l’arrivo dell’ex mediano del Milan e della Nazionale. La partita è ridotta a un trafiletto.

In tutto questo, c’è ancora qualcuno che ha il coraggio di minimizzare l’eventuale passaggio del Napoli agli ottavi di Champions.

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