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Ponte Morandi: i sensori tranciati entrano ufficialmente nell’inchiesta sul crollo

I periti del gip hanno chiesto ai consulenti della Procura la documentazione relativa. Si intende accertare perché non siano stati sostituiti. Vanno avanti gli interrogatori

Ponte Morandi: i sensori tranciati entrano ufficialmente nell’inchiesta sul crollo

I sensori non più in uso sui quali si sarebbe dovuta basare la valutazione di “rischio crollo” del Ponte Morandi entrano nell’inchiesta sulla tragedia del 14 agosto 2018.

Gli inquirenti vogliono capire per quale motivo dopo essere stati tranciati nel 2016 durante i lavori eseguiti dalla Pavimental non siano stati più ripristinati.

Nei giorni scorsi, scrive Repubblica Genova, i tre periti del gip Angela Nutini hanno chiesto ai consulenti della Procura la documentazione relativa ai sensori e i report sul Morandi.

“Soprattutto, si vuole accertare in base a quali dati tecnici nel 2014 era stata stilata la mappatura generalizzata del rischio. Dentro la quale figurava la dicitura circostanziata che dava il “Morandi” a “rischio crollo””.

Nei prossimi giorni gli inquirenti ascolteranno anche l’ingegnere Antonio Parente. Come funzionario del Ministero dei Trasporti, dal 2015 ha partecipato ai cda di Atlantia durante i quali si discuteva del documento che indicava il Ponte a rischio crollo.

“risulta che durante le sedute del cda di Aspi non sia stato fatto un approfondimento. La relazione tecnica con la dicitura “rischio crollo” sarebbe contenuta in un ampio fascicolo sulla mappatura dei rischi. E in una delle delibere vagamente si sarebbe deciso di “tenere il rischio basso””.

Ieri sono stati ascoltati anche due dirigenti Spea. L’ingegnere genovese Serena Alemanni si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Massimiliano Giacobbi ha rilasciato una breve dichiarazione spontanea i cui contenuti sono secretati.

 

 

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