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Napoli, “declino e caduta di praticamente tutti”

È la giornata degli allenatori normali. Di loro non si parla di Maranismo, di Daversismo o di Mazzarrismo. Il Toy Boy ora vorrà far fuori Sarri

Napoli, “declino e caduta di praticamente tutti”

FALLI DA DIETRO – 12° GIORNATA DEL CAMPIONATO 2019-20

Will Cuppy era un asociale. Spesso di cattivo umore e depresso.
Scriveva sull’Herald Tribune negli anni ruggenti del giornalismo.

Ma era troppo timido per questo lavoro, e il suo pessimo carattere lo portava a isolarsi nel suo appartamento del Greenwich Village piuttosto che coltivare amicizie ambiziose.
Morì suicida prima di vedere gli anni ’50.

Non prima di aver scritto un libro geniale.
Che venne pubblicato postumo e che lo collocò fra le icone dell’umorismo americano.

Il libro si chiama “Declino e caduta di praticamente tutti”.

Poco meno di trecento pagine, in cui l’autore racconta luci e ombre di 22 personaggi famosi con una leggerezza e un umorismo mordace ed esilarante.

Chi non lo ha ancora letto, corra in libreria.

Come vedete la prendo molto alla larga per raccontare lo scempio delle nostre speranze di tifosi affannati dinanzi alla devastante vicenda cui ci è toccato assistere.

Declino e caduta di praticamente tutti.

Nessun assolto. Tutti coinvolti.

Ma c’è un elemento in questa vicenda che mi pare sia stato trascurato.

La delusione.

La delusione di questi ragazzi. Che stanno insieme da anni.
E che si vogliono bene.

È un gruppo che da anni ogni anno parte per una conquista.
Conquista che da anni ogni anno sfuma.

E mai per demeriti propri.
L’obbiettivo svanisce sistematicamente per oscure trame.

Oltre il campo di gioco. Lontano dalla logica della competizione sportiva.

Così fu il 29 aprile di un anno fa.
Così la scorsa stagione.
Così la presente e viva.

Annunciata come la stagione della riscossa e dell’assalto all’ennesimo obbiettivo di vittoria.

Un paio di innesti che sembrano giusti in un telaio collaudatissimo.
Il migliore dei mister in panchina.
Si parte.

Dopo la magica notte contro il Liverpool una serie di partite strambe.
Alcune giocate male, d’accordo.
Ma anche partite costellate di episodi oscuri.

Contro la Dea, la classica scintilla che provoca l’incendio e fa scoppiare tutto.

Ho sentito io solo in conferenza l’Agnolotto furibondo inserire velocemente, fra una frase e l’altra: “Si facciano sentire”?

Ho avvertito io solo il vento falotico e malevolo che percorre il campionato?

È frutto dell’insopportabile e inguaribile vittimismo che avviluppa il tifoso napoletano?

È un normale avvicendamento il passaggio alla storica rivale della coppia Marotta-Conte?

O è il segnale di accordi di Sistema fra padroni del vapore per la spartizione calcolata della torta?

C’è un vento insano in giro. Che provoca inquietudine.

Un vento di delusione che avvilisce e accora.
E che sembra vanificare ogni sforzo e ogni fattivo proposito.

Un vento che i ragazzi forse hanno avvertito.

Un vento al quale il capo forse non sa, o non può o non vuole opporsi.

Lo spogliatoio forse scopre la debolezza del capo.

E quando il capo gradasso impone un sacrificio indicando pubblicamente il gruppo come unico responsabile della crisi, ecco la rivolta.

Il capo viene chiamato alle proprie responsabilità inattese.
E alla sua inconsistenza di Re Travicello nelle stanze del Palazzo.

Poi la caduta è di praticamente tutti.

Dei giocatori. E delle loro preoccupanti lacune caratteriali.
Dei giocatori. Che spesso giocano male.

E del mister. Che non è riuscito a dare un senso alla squadra.
Del mister. Che ora deve porre riparo alla rivolta.
Lui, che in circostanze più o meno simili, non seppe reagire né a Madrid né a Monaco.

È arrivata la bufera.

Consiglio Will Cuppy per evadere e prenderla con leggerezza.

Bufera anche nei quartieri alti, a quanto pare.

Il Toy Boy in declino viene sostituito e se ne va sfanculando dritto negli spogliatoi.

Ora, dopo Acciu, deve vedere come far fuori anche Sor Polpetta.

Giornata all’insegna degli allenatori normali.

Gente come Rolando Maran, Roberto D’Aversa, Walter Mazzarri.
Di loro non si parla di Maranismo, di Daversismo o di Mazzarrismo.

Loro non prendono appunti. Non sono social.

Loro si limitano semplicemente a far giocare bene le loro squadre.

Bella storia quella del Cagliari.
Ha scelto giocatori quasi in regalo da altre squadre impegnate in altre posizioni. Olsen, Pellegrini, Rog e quel Ninja che Conte ha mollato e che invece è un valore assoluto.

Ora è terzo il Cagliari, e sogna l’Europa.

L’immagine più bella è quella di Giovanni Pablo Simeone.

Che segna contro la sua ex squadra, dedica il goal a Davide Astori e si commuove al ricordo.

Ciao Fred. Ne ho fatto di pazzie per te.

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