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La Serie A è più equilibrata in campo, ma non in classifica

La Juventus ha vinto 8 partite su 9 con il minimo scarto, spesso in maniera controversa e talvolta in rimonta. Ma le ha vinte. Il peso degli errori arbitrali

La Serie A è più equilibrata in campo, ma non in classifica

Si torna in campo dopo le coppe.

La serie A si gioca un’altra fetta di credibilità, dopo che le gare europee hanno evidenziato le difficoltà che incontrano quasi tutte le compagini italiane (al netto di Juventus e Napoli) quando giocano contro le squadre straniere.

Fa un certo effetto vedere soccombere in Europa quasi tutte le squadre che in Serie A precedono il Napoli, ma in pochi si chiedono perché. Oltre all’impegno profuso da alcune squadre forse in maniera diversa tra Italia ed Europa, oltre alla forza degli avversari, e oltre al caso sempre presente, forse la questione arbitrale non è proprio secondaria.

Le classifiche senza errori arbitrali sono sempre poco carine (e forse poco attendibili), ma è indubbio che le posizioni attuali in Serie A siano falsate dalle sviste (chiamiamole ancora così) dei direttori di gara. Vari siti si sono sbizzarriti a fare classifiche virtuali, di certo vederne alcune, stilate dopo 10 giornate, con il Napoli terzo a 4 punti da una Inter capolista virtuale e ad appena un punto dalla Juventus fa impressione.

Alibi? Direi di no.

Dopo molti anni la Serie A, come sta accadendo anche a Liga e Bundesliga (che però, contrariamente al nostro campionato, non hanno padroni assoluti), ha mostrato sul campo di essere un campionato molto più equilibrato rispetto al passato. Le squadre di testa hanno spesso sofferto prima di aver ragione delle formazioni tecnicamente meno attrezzate, riavvicinando la Serie A alla sua antica tradizione. I meno giovani ricordano bene come negli anni ’80 non fosse infrequente perdere punti ad Ascoli, Catanzaro o Avellino.

Ad esempio il Napoli campione 1986-87 alla dodicesima giornata aveva già accumulato 6 pareggi (di cui ben 4 al San Paolo), con un punteggio equivalente ai 24 punti attuali. Eppure la sua avversaria più vicina (la Juventus), con il sistema attuale di punteggio sarebbe stata comunque 2 punti dietro. Era normalissimo vincere lo scudetto con medie inglesi negative, cosa che negli ultimi anni è totalmente scomparsa.

In questa stagione la Juventus, oltre ad aver pareggiato a Firenze e Lecce, ha vinto 8 partite su 9 con il minimo scarto, spesso in maniera controversa e talvolta in rimonta. L’Inter ne ha vinte 7 su 9 con appena un gol di vantaggio. Giusto per fare un esempio, il Brescia, pur perdendo con Juventus, Inter e Napoli, le ha messe tutte e tre in seria difficoltà. Eppure si trova in fondo alla classifica, e per questo motivo ha persino esonerato l’allenatore (quando si dice che il risultato è tutto).

Ma l’equilibrio in campo non si è tradotto in una classifica più incerta. Infatti le prime due in classifica veleggiano in testa con ampi distacchi sulle inseguitrici. Anche perché gli episodi a favore delle squadre di testa, insieme a quelli a sfavore delle loro avversarie, hanno creato un gap enorme.

I casi “sfortunati” sono costati troppi punti agli azzurri. Uniti ai troppi casi “fortunati” di Inter e Juventus e a qualche prestazione sottotono, hanno creato un mix micidiale di malcontento popolare e malcontento societario. Probabilmente una situazione di classifica più equa e più vicina a ciò che era realmente successo in campo avrebbe lenito i malumori. Purtroppo il risultato finale regna sovrano, e nel nostro calcio è difficilissimo contestualizzare la posizione in classifica con ciò che accade sul rettangolo di gioco.

Poi tutto ciò che è successo intorno al ritiro del Napoli non merita ulteriori commenti. Non si salva nessuno, soprattutto perché in una città irrequieta come Napoli questi episodi, dalla scelta poco sensata del presidente (dalle modalità inusuali e con un tempismo poco felice), fino alla assurda ribellione dei calciatori, sarebbe meglio non accadessero mai. Soprattutto in un momento cruciale della stagione.

Ora sono tutti sotto la lente di ingrandimento e tutti, in un modo o nell’altro, saranno responsabili del prosieguo della stagione. Sarà compito di allenatore e calciatori portare a casa prestazioni e punti. Al tempo stesso il presidente dovrà dimostrare che tutti i pregiudizi della piazza intorno alla sua figura sono privi di fondamento, e che il suo intento è sempre e soltanto fare il bene del Napoli e non ricavarne solo benefici economici, come i suoi detrattori amano ripetere di continuo.

Sperando che le responsabilità si trasformino in punti. Non importa chi avrà avuto ragione.

Ciò che conta è solo il bene del Napoli.

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