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La precisazione di Rizzoli sul fallo di Llorente dimostra la sua appartenenza al “Palazzo”

Le precisazioni di Rizzoli dimostrano che le cose difficilmente cambieranno fino a quando non ci sarà onestà intellettuale nell’applicare regolamenti e nel giudicare

La precisazione di Rizzoli sul fallo di Llorente dimostra la sua appartenenza al “Palazzo”

Siamo proprio sicuri che il confronto avvenuto ieri tra Ancelotti e Rizzoli rappresenti una vittoria per la società, per la squadra o, perché no, per i sostenitori?

Io non sono sicuro che si tratti di una vittoria e non perché  il danno è ormai fatto e non si può tornare indietro.
Il dubbio che mi assale viene fuori non tanto dal confronto pubblico tra Ancelotti e Rizzoli (dal quale Ancelotti esce certamente vittorioso), quanto dalle successive dichiarazioni rilasciate dal secondo alla fine dell’evento, in assenza di contraddittorio.
Dunque, non per concedere un sacrosanto rigore,  bensì per espellere o almeno ammonire l’attaccante.
Infatti, a suo dire, “Il VAR ha verificato quello che si era visto dal campo, cioè il braccio dell’attaccante che colpisce in viso l’avversario …”.
In modo poco onesto Rizzoli, in assenza del diretto interlocutore che sull’argomento lo aveva pubblicamente sollecitato, accredita ex post (ancora una volta, come già aveva fatto la Gazzetta) ciò che in realtà non è mai avvenuto: il fallo dell’attaccante.
Non c’è interpretazione che tenga, Signori miei. Perché tutto si può dire tranne che vi sia stato un fallo dell’attaccante o che dal campo fosse stato visto un fallo dell’attaccante.
È allora evidente, nella dichiarazione di Rizzoli, la chiara intenzione di rendere il più lieve possibile non solo la condotta determinante dell’arbitro, ma anche quella meno accettabile del VAR.
Non solo. Rizzoli dimostra, ancora una volta e per intero, la sua appartenenza al “Palazzo”. Quel “Palazzo” che gli garantisce di occupare il posto che occupa.
Per fare ciò, non dimentichiamolo, usa la stessa faccia che usava allorché ometteva di espellere il buon Bonucci quando questi, nel corso di una partita, si permetteva di “appoggiare” leggermente la propria fronte sulla sua (di Rizzoli) con fare intimidatorio e protervo.
Mi fermo qui nel citare episodi o comportamenti sospetti, altrimenti potrei essere tacciato di vittimismo.
Le precisazioni di Rizzoli dimostrano infine che, pur modificando i regolamenti o creando la ipotetica VCAR (Video Commission Assistant Referee), le cose difficilmente cambieranno fino a quando, vuoi per gli interessi in gioco vuoi per l’indole “oscura” dell’italiano medio, non ci sarà onestà intellettuale nell’applicare regolamenti e nel giudicare.
Il calcio nostrano e la serie A, in particolare, sono lo specchio di un paese dove, per dirne una, l’onestà intellettuale latita.
E quando non c’è onestà intellettuale nell’applicare il regolamento diventa ipocrita persino pretendere da un calciatore di non simulare.
Il calciatore non solo continuerà a simulare nel modo più plateale possibile, ma potrà anche immaginare di potersi creare la dinamica utile per simulare. Basterà, ad esempio, “placcare” un avversario stando attenti a puntare il volto in direzione del suo braccio per poi rotolarsi a terra doloranti e fingere di aver subito una gomitata.
Ma questo già è successo … oppure no?
A proposito, mi spiegate perché in un paese che si caratterizza per l’alto tasso di corruzione l’unica cosa “pulita” dovrebbe essere il campionato di calcio?
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