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“Il giorno più bello del mondo” è forse la consacrazione per il Siani più attore che comico

Un titolo che non avrebbe bisogno di recensioni, perché a livello di pubblico va da sé come un fiume in piena verso il mare

“Il giorno più bello del mondo” è forse la consacrazione per il Siani più attore che comico

“Il giorno più bello del mondo” è l’ultimo film con protagonista Alessandro Siani: un titolo che non avrebbe bisogno di recensioni, perché a livello di pubblico va da sé come un fiume in piena verso il mare.

Arturo Meraviglia (Alessandro Siani) è un institore teatrale fallito che non rappresenta più nessuno tranne il comico Gianni ‘Pochi Pochi’ (l’ottimo Giovanni Esposito) che non fa ridere, e che vive nel suo microcosmo amicale con Eduardo ‘o barbiere (Gianni Ferreri) Fefè ‘o scienziato (Benedetto Casillo), Ernesto ‘o parcheggiatore (Nicola Rignanese) e la segretaria Kaori (Jun Ichikawa). Meraviglia continua la sua morta attività solo per rispetto al padre defunto Cosimo (Enrico Ianniello), che invece gli spettacoli li faceva e dava gioia piena ai bambini che venivano in sala: quel suo teatro ora è un rottame.

Un giorno un notaio telefona ad Arturo e gli comunica che lo zio Frankie gli ha lasciato un’eredità sostanziosa: che però ammonta alla tutela di due bambini, Gioele (Leone Riva) e Rebecca (Sara Ciocca). Il primo però ha una caratteristica: sa spostare gli oggetti con la telecinesi. La fortuna sembra girare per Arturo che sfrutta questa caratteristica del bambino per spettacoli fruttuosi che gli azzerano i debiti. Ma un’organizzazione scientifica in Svizzera che si occupa di studiare i cervelli di questi ragazzini “speciali”, spedisce in Italia la scienziata Flavia Mainardi (Stefania Spampinato) per fare trasferire il piccolo nell’istituto. Le vicende poi porteranno a disvelare l’orrore che si celava sotto le spoglie scientifiche del Centro svizzero nelle trame del collega di Flavia, Francesco (Stefano Pesce). Il tutto con un lieto fine che rende piena la forma della favola.

L’ultimo film di Siani – che alla cosceneggiatura ritorna a Gianluca Ansanelli – pone l’interrogativo di tutti gli altri: come fare a legare gli sketches del mattatore Siani con il flusso narrativo. Ebbene in quest’ultimo, limitandoli, il gioco riesce ed il pubblico in sala ride con moderazione all’arte scenica del comico partenopeo, ma senza le risate grasse di qualche altro titolo. Il montaggio di Valentina Mariani va in questo senso: ed un plauso merita anche la fotografia di Michele D’Attanasio. L’applauso finale del pubblico che nasce piano è forse la consacrazione per il Siani più attore che comico.

 

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