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Gli atleti inglesi fanno causa all’Associazione Olimpica per avere “libertà di sponsor”

Azione legale senza precedenti: “Le Olimpiadi capitano ogni 4 anni, e vogliamo capitalizzare”. Tra i firmatari anche Mo Farah

Gli atleti inglesi fanno causa all’Associazione Olimpica per avere “libertà di sponsor”
Mo Farah sul podio dopo essere arrivato secondo sui cinquemila metri a Londra 2017

Adam Gemili in testa, e dietro in scia una ventina di atleti britannici di alto livello. Tutti contro la BOA, la British Olympic Association. Gli atleti hanno avviato un’azione legale per costringere l’associazione a cambiare le regole di sponsorizzazione ritenute “ingiuste e illegali” dalle stelle del Team GB. E’ una sfida legale storica, non ci sono precedenti. Ed è la conseguenza del rifiuto da parte della BOA di seguire l’esempio delle federazioni olimpiche tedesche e statunitensi, che hanno dato ai propri atleti una maggiore libertà di mettersi sul mercato in vista dei Giochi di Tokyo 2020.

Gemili, che è il rappresentante degli atleti alla BOA, ha confermato che anche Katarina Johnson-Thompson, Mo Farah e Laura Muir sono tra i firmatari della petizione a sostegno dell’azione legale.

“La situazione così com’è è completamente ingiusta”, ha detto Gemili al Guardian. “Per la maggior parte degli atleti, le Olimpiadi rappresentano un’occasione che si presenta solo ogni quattro anni per trovarsi alla ribalta, e vogliamo poter gareggiare con gli sponsor che ci hanno aiutato ad arrivare alle Olimpiadi”.

Secondo la famigerata regola 40 del Comitato Olimpico Internazionale, gli atleti non sono autorizzati a usare la loro immagine per fare pubblicità durante le Olimpiadi. Ma quest’anno il CIO ha derogato ai singoli Paesi una maggiore flessibilità.

In una lettera consegnata al BOA, gli atleti hanno chiesto otto modifiche alle regole attuali, incluso il permesso di usare termini come “medaglia, oro, argento, bronzo, giochi invernali o estivi” nelle pubblicità durante i Giochi di Tokyo.

Gli atleti inoltre contestano al BOA di guadagnare decine di milioni di sterline dai suoi stessi sponsor, mentre molti atleti che sperano di rappresentare il Team GB devono fare doppio lavoro per integrare i soldi che ricevono con i finanziamenti della federazione.

“Non guadagniamo nulla per aver vinto una medaglia alle Olimpiadi, contiamo solo sul supporto degli sponsor. E vogliamo la possibilità di capitalizzare di più nel nostro momento di ribalta”.

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