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Dialogo tra Catarella e Bersani

Catarella rimasi in Cummissariata di vidette – la picciola videtta siciliane; nota pariante del ridatturi – sulo come un gardiana di capri

Dialogo tra Catarella e Bersani

Erino annati via omnes li pulitica e la prucessione eri finita: Muntilbano si ni itte a Marinelle a ripusari. In Cummissariata rimasi di vidette – la picciola videtta siciliane; nota pariante del ridatturi – sulo come un gardiana di capri.

Virso le due e mezza Catarelli sintette tuzzuliari al citufone e rispunnette: “Cu è?”.

N’altira vucia rispunnette: “Sono Bersani, sono in tempo per la vendemmia?”.

Catarelle: “Pi cusa?”.

Bersani: “Per l’incontro con il Commissario Montalbano: ragassi cosa credevate che avevamo la mucca nel corridoio?”.

C: “Non ci sugno vacchia aquì: pulizia simo”.

M: “Ma insomma mi fate entrare o mi percepite come una variante del sistema?”:

C: “Trassise Bersania, se voli pute macari sistemarse… “.

B: “Ma insomma qui nello Zoo non c’è nessuno?”.

C: “Vi ripita che aqui è un Cummissariata ed ura io chiamma al tilifono il Cummissaria e lo faci turnare: ad interimma si assitti vicino a qualichi gabbie… “.

B: “Ma insomma non ci sono tacchini sul tetto, qui?”.

C (appaurata): “Si accumudasse vicina al uallenario, Bersania…”. E fici il nummaro di Marinelle: “Dutturi, dutturi, ci stavi che cì è in Cummissariata l’onorivola Bersania che voli attrasfurmari la stationa de pulizia in uno Zooe… “.

Muntilbano: “Catarè, il timpa di darimi una sistimata e vegno da vuia: intrattiena l’Onorivola e non faci guaia”.

C: “Agli ordina, cummissaria”. E poi rivolto a Bersani: “Onorivola, il cummissaria stavi per turnare per parlari cu Vossia… “:

Bersani: “Bene, il tempo è importante, ragassi, c’è il giaguaro da smacchiare… “.

Catarelle si faciva simpre chiù allarmata: non haviva mai cunusciuta una pirsona che parlassi accussì.

Catarelle: “Dutturi, potia porla na pregunda?”.

Bersani: “Ma certo, può chiedere quello che vuole: noi siamo una forza che deve ascoltare il popolo della snistra che non c’è più”.

C: (rinfrancata): “Ma pirchia lei parli di giaguara, polla e vacchia?”.

B: “Ma lei non ha il televisore a casa? Io sono famoso per le mie metafore contadine”.

C (ralligrata): “Ma sugno cuntadina macari ia: che billa”.

B: “Bene, siam contadini tutti in Italia”.

C: “Ma vuia chi stata pastinanna in chista pirioda?”.

B: “Stiam pastinando Di Maio: ma Salvini ci sta innestando la gente”.

C: “Salvinia ‘nnesta le pirsone?”.

B: “Sì, e noi continuiamo a fare la ceretta allo Yeti”.

C: “Che fussa sto Yeta?”.

B: “E noi continuiamo a rompere le noci a Cip e Ciop”.

C: “Ma poia che fussero sti mitafore: il dutturi mi lo spiegai ma mi l’addimenticai?”.

B: “Ragassi, ma le metafore sono tutto: come si fa a spiegare una finanziaria al popolo italiano se non parlando per esempi”.

C: “Ci l’aviva mio nonne la finanziaria, ma la mittiva sulo i giurni della Fista: io non mi la sugno mai missa, non è chiù di muda”.

B: “Ha fatto bene: non è che qui montiamo le tende a Lampedusa per metterci le tedesche”.

Castarelle haviva accapita che fusse una mitafora, ma non accapiva le sue – di Bersania – mitafore.

Ura Birsania camminavi per il Cummissariata e parlava da sulo, “-… ragassi… , siam qui, … , le occhiaie del Panda… “.

Catarelle un pulitica accusie non l’haviva mai accunusciuta ma gli faciva gana de simpatie.

A tollerla dallo mbarazza arrivai il Cummissario tutto trafilata commo la Paste de Gragnana.

“Carissima onorevolia: mi scusasse ma doppa la mattinata chiena eri annata a riposarme un’orata nella mia casi”.

Bersania: “Non si preoccupi Commissario, ho avuto un colloquio con il collega-elettore di sinistra, suo agente, perché la capra non serve solo per fare il latte o per tosarla”.

M: (…). Catarè ma di chia havita parlata cu l’Onorivola?”.

Catarelle: “Di crima da varva nei Ringa”.

 

 

 

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