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Ziliani: “Illegale l’elezione di Micciché in Lega, blitz di Malagò e Agnelli. Le schede non furono mai aperte”

Sul Fatto: «Il presidente Coni cambiò lo statuto nella notte, Agnelli e Baldissoni spinsero il voto per acclamazione. Un solo voto contrario avrebbe invalidato l’elezione»

Ziliani: “Illegale l’elezione di Micciché in Lega, blitz di Malagò e Agnelli. Le schede non furono mai aperte”

Il Fatto quotidiano di ieri ha pubblicato una lettera dell’ufficio stampa della Lega Serie A. Contestano un articolo di Paolo Ziliani relativo all’elezione di Micciché , elezione che Ziliani considera essere avvenuta “nella più totale illegalità”.

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L’ufficio stampa contesta questa versione, sostiene – tra le altre cose – che il verbale è un atto pubblico depositato presso il notaio Calafiori, che Preziosi ha espresso gradimento palese per Micciché e insieme agli altri “ha approvato l’idea di non aprire l’urna perché superata dal voto spontaneo e palese di tutti, e qualche giorno dopo ha approvato il verbale senza nulla eccepire, come ha approvato tutti gli altri verbali della presidenza Micciché”.

Di gran lunga più interessante la replica di Ziliani che non si tira indietro, anzi. Aggiunge particolari a quell’assemblea che secondo lui “è avvenuta nella più totale illegalità”.

Poiché i suoi giganteschi conflitti d’interessi non rendevano eleggibile Micciché (è nel cda della Rcs di Urbano Cairo, è presidente di Banca Imi che cura il titolo della Juventus per la quale ha magnificato il bond da 175 milioni ecc.), Malagò cambia lo statuto nottetempo con una modifica ad personam che ne consente la nomina purché a voto unanime. Nonostante l’art. 9, comma 8, dello Statuto stabilisca che “tutte le votazioni che riguardano persone devono tenersi a scrutinio segreto”, a fine dibattito il presidente della Juventus Andrea Agnelli, col sostegno di Malagò, propone che Micciché venga eletto per acclamazione. “Non si può fare”, si oppongono i garanti Mastrandrea e Simonelli, “è contro le regole”. Vengono così distribuite le 20 schede e si procede al voto segreto. Ma al momento dello scrutinio, temendo il pericolo-franchi tiratori (una sola scheda bianca metterebbe fuori gioco Micciché) il vicepresidente della Roma Baldissoni ripropone la nomina del candidato per voto palese: la parola d’ordine è: “Le schede non devono essere aperte”. I garanti hanno appena spiegato che la prassi è vietata, ma la claque appoggia Baldissoni, e Malagò dichiara Micciché nuovo presidente e dispone che le schede non vengano scrutinate, ma chiuse in un plico, sigillate e blindate in cassaforte.
Tutto nella più aperta illegalità. Ed è davvero vergognoso che oggi non lo si voglia nemmeno ammettere.

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