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Lozano non può essere questo

Il quarto posto è una situazione decisamente inaspettata alla vigilia della stagione, ma se la preoccupazione è legittima, il catastrofismo generale, é a dir poco eccessivo

Lozano non può essere questo
Dopo quattro vittorie consecutive allo Stadio Grande Torino (e sei successi in quello stadio nelle ultime sette stagioni), il Napoli non è andato oltre uno scialbo 0-0. La squadra di Ancelotti non è mai riuscita a essere realmente pericolosa dalle parti di Sirigu, compiendo un netto passo indietro rispetto alle già opache ultime quattro prove.
E se contro Cagliari e Genk si poteva imprecare per la sfortuna (vedasi i legni colpiti) e l’imprecisione delle punte, contro i granata non ci si può appellare nemmeno a nulla di tutto ciò. L’occasione più nitida di una partita equilibrata e intensa, ma decisamente non bella, l’ha avuta infatti il Torino, nel recupero del primo tempo, quando Meret con un bellissimo riflesso ha neutralizzato un forte tiro di Ansaldi indirizzato nell’angolino.

Non  buttiamo il bambino con l’acqua sporca

Dopo sette giornate di campionato, il Napoli va così alla pausa per le nazionali trovandosi al quarto posto in classifica e a sei punti dalla vetta: una situazione decisamente inaspettata alla vigilia della stagione, ma se la preoccupazione è legittima per gli ultimi dieci giorni negativi vissuti dalla squadra, il catastrofismo generale, quando si è solo a inizio ottobre, pare a dir poco eccessivo.
Meno di tre settimane fa questa squadra sconfiggeva 2-0 i campioni d’Europa che in Premier League con otto vittorie in altrettante gare hanno accumulato il record di distacco sulle ricche e forti inseguitrici. Se dopo il 17 settembre era esagerato dire che il Napoli potesse vincere la Champions, dopo quattro partite opache (includendo anche quella col Cagliari, dove però si meritava di vincere) e appena nove gare giocate complessivamente, non si possono nascondere problemi e preoccupazioni, ma nemmeno già arrivare a condanne credibili.
Si è teoricamente in corsa in tutte le competizioni, occupando un insperato primo posto nel girone di Champions: che l’inerzia presa dalla squadra da quando è iniziato l’autunno sia negativa, non vi è alcun dubbio, ma nulla è ancora irrimediabile, come invece sembrerebbe leggendo i De profundiis contenuti in tanti commenti. La pausa per le nazionali arriva al momento giusto: servirà a riordinare le idee, cercare di scrollarsi di dosso la tensione arrivata dopo l’ingiusto passo falso col Cagliari e aspettare che uomini fondamentali come Koulibaly, Allan e Lozano trovino la migliore forma.

Il Napoli ha bisogno dell’acquisto più costoso della sua storia

Proprio il messicano, contro il Torino schierato per la prima volta largo sulla destra, ha forse giocato la sua peggior partita di una serie ormai non brillante di prestazioni con la maglia del Napoli. Lento e impacciato, è sembrato irriconoscibile non solo rispetto al giocatore che con la sua nazionale e il Psv aveva spinto De Laurentiis a fare l’acquisto più costoso della storia del Napoli, ma anche un lontano parente del buon giocatore visto nei suoi esordi in maglia azzurra, contro Juve e nel primo tempo con la Samp. Se Manolas e Di Lorenzo (tra i migliori in campo, assieme a Fabian Ruiz) anche contro il Torino hanno confermato di avere rinforzato il reparto difensivo del Napoli – senza Koulibaly, l’anno scorso si erano subiti otto gol in quattro partite, quest’anno nella partita e mezzo con i due neo-acquisti e il senegalese squalificato, non si è subito nemmeno una rete-, il futuro della squadra di Ancelotti dipenderà da come e quanto in fretta il messicano si adatterà agli schemi della sua squadra e al calcio italiano.
Il Napoli non può permettersi sogni di gloria se investe trentotto milioni per un giocatore sin qui in campo complessivi 412 minuti, nei quali ha realizzato un solo gol (e nessun assist). Ci sono mille ragioni – di carattere fisico (preparazione estiva frammentata), tecnico (le difese italiane sono molto più attente di quelle olandesi) e tattico (bisogna che impari a interagire coi compagni e viceversa) – per pensare che Lozano non sia quello visto sin qui e che i suoi margini di crescita e quindi l’impatto su squadra e il campionato siano grandissimi.

Un insolito ma di gol

Se la fase difensiva sembra essere ormai diventata affidabile (nelle ultime sette partite si sono subiti solo tre gol), è quella offensiva a destare improvvisamente serie preoccupazioni. In tre delle ultime quattro partite il Napoli non ha segnato nemmeno un gol: una sorta di autentico record negativo per una squadra che aveva nella facilità di andare in rete un suo tratto distintivo, confermato del resto dall’inizio di stagione, nel quale nelle prime cinque gare ufficiali erano stati segnati quindici reti.
Contro il Torino sarebbe ingiusto far cadere la croce sul solo Lozano: tutti gli attaccanti scesi in campo non hanno raggiunto la sufficienza, a partire da un Insigne abulico e alcune volte egoista, passando per un Mertens evanescente e finendo a un Llorente che nel secondo tempo di testa si è divorato forse la palla gol più nitida avuta dal Napoli nel corso della partita.
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