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Savelli sulla Nazionale: gli errori delle riserve sono figli della volontà di farsi notare

Su Libero. Nessuno sembra scontento, nessuno gioca con supponenza: tutti semmai vogliono sfruttare l’occasione per mettersi in mostra

Savelli sulla Nazionale: gli errori delle riserve sono figli della volontà di farsi notare

Su Libero, Claudio Savelli scrive della partita di ieri tra Italia e Liechtenstein. Finora, gli azzurri hanno sempre affrontato con sufficienza partite di questo tipo, dove non c’era interesse circa il risultato. Hanno sempre risparmiato le forze in vista degli impegni con i rispettivi club. Non ieri.

“l’Italia non è perfetta tatticamente, si sbilancia troppo dimenticandosi le coperture preventive, e infatti rischia in avvio (e non solo) di subire gol, ma gioca con convinzione, volontà, serietà”.

Lo dimostra anche il gol di Bernardeschi. Un gol segnato dopo che gli avversari avevano rischiato di andare in gol e che dimostra una capacità di reazione “veemente e spontanea”

“Il fatto siano le riserve a reagire, poi, è confortante. Nessuno sembra scontento, nessuno gioca con supponenza: tutti semmai vogliono sfruttare l’occasione per mettersi in mostra”.

Al punto che, scrive, c’è fin troppa foga e Sirigu è costretto ad intervenire più volte.

Gli errori degli azzurri sono

“in buona fede, figli della volontà di farsi notare”.

Anche in una partita così poco attendibile, si vede che le idee di gioco sono state assorbite da tutti, anche da chi ha giocato di meno. I difetti sono stati dovuti al fatto che in campo c’era una formazione che aveva giocato insieme solo in allenamento.

“Mancini ha sfruttato la partita per sistemare questi dettagli, per allenare anche le seconde linee e avvicinarle ai titolari ormai rodati. È l’ultima fase del suo lavoro in vista di Euro 2020, necessaria per arrivarci con una rosa intercambiabile, dove tutti sono allo stesso livello”.

Visto da dove siamo partiti, siamo anche in anticipo sul lavoro. E le nove vittorie consecutive che hanno fruttato al ct il record di Pozzo sono secondarie.

“conta di più l’impressione che ne possano arrivare altrettante e che l’Italia sia passata nel giro di due anni dall’anonimato all’élite del calcio europeo”.

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