Del contratto a vita di Ancelotti non si parla più, il Napoli non vuole lasciare la coperta di Linus

I tweet presidenziali sono stati un segnale. Napoli e il Napoli sono refrattari ai cambiamenti. Nonostante le vittorie come quella sul Liverpool che sembra già preistoria

il napoli libera ancelotti

Oggi Ivan Zazzaroni, sul Corriere dello Sport, scoperchia quel che da un po’ serpeggia a Napoli: la sensazione che Ancelotti possa non rispettare il contratto triennale. E a fine anno salutare con una separazione consensuale. Ci sono segnali inequivocabili, il che non significa definitivi. A noi i tweet presidenziali sono parsi uno strano segnale. Strani perché non ce li aspettavamo così presto. C’è un tratto caratteristico di De Laurentiis, che ormai abbiamo imparato a conoscere. Quando percepisce che un rapporto ha imboccato più o meno la strada dell’addio, o sta per farlo, comincia un processo da sempre uguale a sé stesso, di più o meno blanda delegittimazione dell’allenatore. Del contratto a vita non c’è più traccia. Non se ne parla più da mesi. Così come non c’è più tutto quell’ammasso di retorica su Ancelotti e Napoli.

Tutto questo può incidere sulla squadra? Oppure, come ha detto Ancelotti alla tv belga, in Italia e a Napoli c’è troppo disfattismo. Il Napoli che aveva in mente Ancelotti, fatica a prendere forma. O quanto meno fatica a trovare continuità. È un momento difficile da decifrare. Due settimane fa, il Napoli ha portato a casa la vittoria fin qui più prestigiosa della stagione del calcio italiano. Ha battuto 2-0 il Liverpool. Ed è come se fosse caduto tutto nel dimenticatoio. Mentre oggi viene osannata la sconfitta a testa alta dell’Inter a Barcellona, Inter che in Champions ha pareggiato in casa con lo Slavia Praga ossia il Genk del suo girone. Ma il punto non sono soltanto i media. È anche Napoli che ha dimenticato la vittoria sul Liverpool.

Quella serata sembra appartenere a un lontano passato. Oggi fa capolino l’idea di un ritorno al 4-3-3. Sarebbe una amara presa d’atto della realtà. Di calciatori che non riescono a interpretare in maniera diversa il loro modo di stare in campo. Che fanno terribilmente fatica e vogliono tornare alla loro coperta di Linus. È il motivo per cui serviva una campagna acquisti la più ancelottiana possibile. In parte, forse si può dire anche in buona parte, lo è stata. Ma non totalmente. Anche in uscita. Servivano e servono, per un gioco diverso, calciatori non ancorati in maniera così radicale a una sola visione di gioco. Serviva quello che ha fatto l’Inter con Conte, e che qui non è successo (ne scrivemmo quest’estate, in tempi non sospetti: “Elogio del mercato dell’Inter che segue la dottrina Conte”). In questo, la vicenda Insigne – che è il capitano di questa squadra – è emblematica. Così come lo stato d’animo della città. Napoli e il Napoli refrattari ai cambiamenti. Rafa Benitez si incaponì col suo modello di gioco. Ancelotti è diverso, lo abbiamo scritto più volte: non è ideologico. Anche se aveva e ha in mente un Napoli diverso, ed è convinto che possa giocare un calcio diverso. Ma bisogna fare i conti con la realtà.

 

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