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La curatrice della mostra Branding Dalì: “I suoi baffi erano la sua divisa”

La mostra “Branding Dalí. La costruzione di un mito” sarà a Napoli, a Palazzo Fondi, fino al 2 febbraio. Alice De Vecchi: “Dalì pianifica una strategia di marketing”

La curatrice della mostra Branding Dalì: “I suoi baffi erano la sua divisa”
Si chiama “Branding Dalí. La costruzione di un mito”. E’ la mostra ospitata a Napoli fino al 2 febbraio nel settecentesco Palazzo Fondi – Via Medina 24.
Organizzata da LelesArt, in collaborazione con la con-fine edizioni di Gino Fienga e Me-diterranea Art, con il patrocinio del Comune di Napoli, la mostra è a cura di Alice Devecchi e mette in luce l’operazione di branding di se stesso, attuata dall’artista durante tutta una vita. In anticipo sulla definizione medesima di brand.
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Branding Dalì racconta questo lato meno noto dell’artista catalano soffermandosi su una varietà di pezzi che raramente sono stati esposti altrove.
Non solo le 100 xilografie della Divina Commedia, ma anche serie di piatti, bottiglie, bicchieri, libri, fino ad un set di piastrelle commissionate da un ministro di Franco nel 1954 e un prezioso cofanetto di vinili 33 giri con l’opera poema autografa “Etre Dieu” su libretto di Vazquez Montalbano e musiche di Wakhevitc.
I materiali in mostra contribuiscono a delineare l’immagine di un artista imprenditore che consapevolmente utilizza tutti i mezzi a sua disposizione per far parlare di sé, delle sue opere e dei suoi baffi.
Da ammirare preziosi esempi delle sue poliedriche creazioni in ambito di arti applicate, in un percorso che va dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta: pregiate serie grafiche, manifesti, libri, oltre ad oggetti in porcellana, vetro, argento, terracotta, per un insieme di più di 150 opere, provenienti dalle collezioni della società francese Mix’s Art.
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La curatrice Alice De Vecchi inquadra le ossessioni dell’artista catalano:
“Forse non tutti sanno che Salvador Dalì – (Figueres 1904–1989) – ha coltivato i suoi baffi con metodo quasi ossessivo. Lo ha fatto perché i suoi baffi erano una parte imprescindibile della sua “divisa”. L’artista stesso dichiara nel “Diario di un genio (1964”) di non essere mai uscito in abiti borghesi, ma di aver sempre indossato una divisa. La divisa di Salvador Dalì. Inorridito dalla normalità Dalì costruisce la sua immagine su tratti eccentrici, minuziosamente studiati. Coerenti con le fantasie vertiginose e provocatorie che popolano le sue opere. Volendo utilizzare un linguaggio attuale si può dire che Dalì pianifica una strategia di marketing per massimizzare i profitti della sua attività artistica. Lo fa trasformando il suo stile e il suo variopinto immaginario in un marchio inconfondibile. E sottoponendo la sua immagine ad un personal branding ante litteram”.
Orari: da martedì a domenica e festivi h 10-20 (la biglietteria chiude alle 19) 25 dicembre chiuso, 1 gennaio h 15-20
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