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Ronaldo che si compiace di far paura agli avversari, è il segno che Sarri sta cambiando la Juventus

Commentatori estasiati, ma è rimasto un pareggio. Se Sarri trasferirà la sua arma ideologica – la sospensione dalla realtà – nella Torino che avvita bulloni, sarà il capolavoro di De Laurentiis

Ronaldo che si compiace di far paura agli avversari, è il segno che Sarri sta cambiando la Juventus
L'immagine del gesto di Ronaldo, tratta dal sito di Gianluca Di Marzio

Piccoli gesti che cambiano il corso della storia

Ci sono piccoli gesti che possono indicare qualche corso della storia. Quello di ieri viene da Cristiano Ronaldo che, nel finale della partita a Madrid contro l’Atletico, tenta una serpentina, calcia un pallone che termina di poco a lato e, voltatosi verso gli spalti gremiti dagli spagnoli, muove la mano e indica: “Paura, eh?”. Cenno contenuto di un mondo contenuto – “Parva sed apta mihi” avrebbe detto Ludovico Ariosto – è la minima evidenza che il sarrismo ha saputo fare piccola breccia nel celebrato muro incrollabile bianconero con la sua principale arma ideologica: la sospensione dalla realtà.

Realtà che, nonostante le grida dei commentatori estasiati, durante e dopo quei secondi, certifica che il risultato non cambia, è un (buon) pareggio ma non oltre. Mostra che l’arte di tramutare illusoriamente una piccola frustrazione in una forza, semplicemente spostando i riferimenti dal reale al virtuale – caratteristica tipica del corso della carriera di Maurizio Sarri che anche con i bianconeri continua a fare molta attenzione allo stato di irrigazione dei campi – è in fase di assimilazione sulla sponda della Vecchia Signora.

Tutto, infatti, i tifosi biancorossi possono aver portato a casa ieri sera, fuorché la paura. Anzi, probabile che il ricordo di quel fendente al lato del palo possa aver rinfocolato il piacere di una rimonta giunta al limite estremo, diventando solo il prolungamento di un orgasmo calcistico. Il gesto quindi può riscaldare gli animi ben poco, se si decide di rimanere con i piedi sul pianeta terra. Cosa tutt’altro che scontata nel grande gioco di luci del tecnico toscano, cui larga parte della stampa nazionale fa da cassa di risonanza.

Nel fantacalcio estivo dei bar sport si è più volte fatta circolare la voce di Marotta, dirigente interista, quale intruder al servizio del calcio sabaudo. Lo stesso fantacalcio ha però sottovalutato la possibilità che il vero cavallo di Troia ideologico possa averlo alla fine piazzato Aurelio De Laurentiis, ingaggiando, crescendo, imparando a conoscere, vendendo Sarri e godendosi lo spettacolo dell’ex allenatore azzurro atterrato a Torino. Forse il vero virus inoculato nell’avversario sta proprio qui – perché se persino Cristiano Ronaldo, nella sua perenne lotta personale contro i rivali sul campo, crede che la storia si faccia con i tiri di poco a lato accompagnati da cinque dita mosse davanti a decine di migliaia di persone; se persino il fenomeno dell’efficienza calcistica sente la tentazione di creare un piccolo, temporaneo, paradiso in cui immaginare che a qualcuno degli spagnoli davvero ieri sia venuta una inutile strizza più lunga di qualche secondo; insomma se, finanche nel regno in cui non si sogna ma si avvitano bulloni, Maurizio Sarri riuscirà a traferire la sua dottrina della separazione tra reale ed immaginato, allora il capolavoro potrebbe essere quello del presidente del Napoli.

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