ilNapolista

La speranza è che la sconfitta restituisca un Napoli con tanta rabbia agonistica

Di sicuro il Napoli non annoia, nel bene e nel male, ma non c’è bicchiere mezzo pieno che tenga dopo una sconfitta al 92’ con un autogol

La speranza è che la sconfitta restituisca un Napoli con tanta rabbia agonistica

Perdere così è sconfortante.

Non c’è bicchiere mezzo pieno che tenga dopo una sconfitta al 92’ con un autogol, e dopo aver rimontato uno 0-3 in casa della rivale di sempre.

Il fatto che secondo molti (incluso Ancelotti) la sconfitta sia stata giusta conta poco. La storia del calcio è piena di risultati non meritati al 100%.

Da molti punti di vista può sembrare quasi criminale lasciare alla squadra più forte del campionato un’ora piena di dominio del campo. Soprattutto dopo aver fatto la stessa cosa la settimana precedente, anche se per mezz’ora, a Firenze.

Di certo non si capisce bene se lasciar sfogare gli avversari a lungo fino a farli stancare, per poi svegliarsi e reagire, sia una strategia o sia frutto dell’incapacità, almeno in questa fase, di imporre il proprio gioco sin dall’inizio.

Il Napoli spesso ricorda Muhammad Alì/Cassius Clay nel famosissimo incontro per il titolo mondiale dei pesi massimi contro George Foreman, combattuto a Kinshasa nel 1974. Alì lasciò sfogare l’avversario in lungo e in largo nella stancante calura africana, incassò centinaia di colpi prima di sferrare il colpo del K.O. all’ottavo round.

Solo che a Torino il colpo del K.O. gli azzurri se lo sono dati da soli.

Se proprio si ha voglia di guardare il bicchiere mezzo pieno, ciò che ha impressionato di questo Napoli è la saldezza di nervi mostrata nella rimonta. Come già scritto da Massimiliano Gallo, la squadra possiede una solidità psicologica ed una consapevolezza dei propri mezzi sorprendenti. Il problema è che non si può sempre aspettare di subire per poi reagire, non si può sempre aspettare che gli avversari si stanchino per poi travolgerli. Sono almeno due stagioni che il Napoli è spesso costretto a rimontare e che costruisce i propri successi nei secondi tempi.

Nell’ultima stagione di Sarri e nella scorsa, nella quale proprio le prime due partite furono vinte in rimonta contro Lazio e Milan, le gare riprese dopo essere andati in svantaggio sono state ben 15. Forse la solidità psicologica (unita ad un pizzico di presunzione) nasce proprio da questa esperienza.

O magari, guardando il bicchiere mezzo vuoto, dobbiamo pensare che il Napoli sia una squadra un po’ pigra. O addirittura con gli stessi problemi di personalità di sempre, e che senta ancora la pressione di certe partite. Pressione che svanisce solo quando non c’è più nulla da perdere.

Di sicuro il Napoli non annoia, nel bene e nel male. 14 gol in due partite sono una manna per chi deve vendere il prodotto calcio. Un po’ meno per le coronarie dei tifosi azzurri.

Ma forse ci si dovrà solo abituare, il calcio moderno mostra una notevole tendenza ad offrire partite ricche di gol. Probabilmente l’assioma che i tornei si vincono subendo meno gol degli avversari (statisticamente discutibile, come perfettamente spiegato in quest’articolo) è destinato ad andare in soffitta.

Adesso che gli statistici a senso unico ci ricorderanno che nessuna squadra ha vinto lo scudetto subendo 7 gol nelle prime due giornate, toccherà loro escludere anche la Juventus dalle candidate al titolo, visto che negli ultimi 8 campionati vinti mai aveva subito 3 gol nella stessa partita nelle prime due giornate del campionato.

Ma forse la verità è che il campionato è ancora lunghissimo, ed avere certezze dopo appena due giornate è, come minimo, imprudente.

La speranza è che la sconfitta restituisca un Napoli con tanta rabbia agonistica. Insieme all’amara lezione che non si può subire a lungo sperando sempre di sfangarla.

 

 

ilnapolista © riproduzione riservata