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Il dirigente Autostrade ammette di aver fatto pressioni per i report falsi

Insieme ad un collaboratore dichiara di aver fatto il suo dovere e che le intercettazioni sono state fraintese. La Finanza negli uffici del Mit. Indagato un altro legale Spea

Il dirigente Autostrade ammette di aver fatto pressioni per i report falsi

Gli inquirenti che indagano sui report falsi sui viadotti Pecetti e Paolillo avevano ragione. Il muro di omertà inizia a registrare qualche crepa. A rompere il silenzio e a parlare davanti ai magistrati è stato, ieri, Gianni Marrone, direttore del tronco autostradale pugliese, ai domiciliari.

Con lui è stato ascoltato il suo strettissimo collaboratore, Luigi Vastola, per il quale è stata prevista solo l’interdizione.

Marrone e Vastola, racconta Il Secolo XIX, si sono presentati in aula con due grossi faldoni. Hanno depositato foto, materiali e documenti.

L’ammissione

Hanno dichiarato che le loro conversazioni – intercettate – sono state interpretate male. Hanno ammesso che facevano pressione sugli ingegneri di Spea, ma hanno spiegato che lo facevano perché le loro relazioni erano sbagliate all’origine.

Marrone si è difeso davanti ai pm dicendo:

“Non è stato addomesticato alcun rapporto, ma semplicemente chiarito un disguido. Noi abbiamo fatto le cose secondo la regola. Il tutto è stato poi suggellato da una verifica globale sulla staticità e stabilità del ponte Paolillo, scritta da un professore universitario”.

Secondo i magistrati, invece, Marrone avrebbe fatto pressione sui tecnici e dirigenti Spea per modificare le relazioni. E avrebbe anche nascosto agli ispettori del Mit la documentazione sul Paolillo e ostacolato i controlli.

Le perquisizioni al Mit

Mentre si svolgevano gli interrogatori, la Guardia di Finanza irrompeva negli uffici genovesi del Ministero dei Trasporti per acquisire una serie di report.

Nel mirino dei finanzieri è finito soprattutto l’Ufficio ispettivo territoriale (Uit). Si tratta di una struttura emanazione del ministero che aveva il compito di controllare e monitorare lavori e sicurezza sulla rete autostradale.

I finanzieri hanno passato al setaccio l’ufficio del dirigente Carmine Testa (indagato per il crollo del ponte Morandi) e di altri funzionari.

Un altro fermato per favoreggiamento

Non solo. Sempre ieri, un altro legale del pool che assisteva Spea, Michele Andreano, è stato indagato per favoreggiamento. Forniva i jammer per sabotare le intercettazioni. Ha lasciato l’incarico.

 

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