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Compie un anno il 4-4-2 del Napoli di Ancelotti (che in realtà attacca anche in sei)

Sconfessò il 4-3-3 sarriano tra lo stupore generale. E da lì non si è mosso. Le quattro linee d’attacco non sono cambiate, anche con Insigne a sinistra

Compie un anno il 4-4-2 del Napoli di Ancelotti (che in realtà attacca anche in sei)

Contro la Fiorentina il 15 settembre

Il 4-4-2 di Carlo Ancelotti compie un anno. Fu una autentica rivoluzione per un ambiente – tifosi e giornalisti – che non concepivano (sarebbe più corretto dire non concepiscono) più altro sistema di gioco rispetto al 4-3-3 di Sarri. Fu la sconfitta di Genova per 3-0 contro la Sampdoria a indurre il tecnico emiliano a tornare alle origini. Nelle prime due giornate, nonostante due vittorie in rimonta contro Lazio e Milan, il Napoli subì tre reti. Con le tre della Samp, salirono a sei. Con il 4-4-2 per subire sei reti ci vollero undici giornate di campionato.

Il passaggio al 4-4-2 fu contraddistinto dallo spostamento di Insigne seconda punta o sottopunta. L’esperimento andò in scena dopo la sosta della Nazionale, in casa contro la Fiorentina. Era il 15 settembre, giusto un anno fa. L’esito virò al positivo a dieci minuti dal termine quando Arkadiusz Milik assecondò un taglio di Insigne che in area calciò e segnò. Sembrò una svolta non solo per il Napoli, soprattutto per Lorenzo che due settimane più tardi segnò anche il gol decisivo contro il Liverpool in Champions. Poi la luna di miele tattica si esaurì.

La base del calcio di Ancelotti

Il 4-4-2 è la base del calcio di Carlo Ancelotti. Che ovviamente, nel corso della sua carriera, ha cambiato idee, si è evoluto, ha modificato, corretto, si è adattato ai giocatori che aveva. È storia nota, non ci torniamo. A Napoli l’asse portante è sempre stato il 4-4-2. Ovviamente in fase difensiva, come specificato più volte dall’allenatore. Sabato, contro la Sampdoria, se Insigne non dovesse esserci perché non riesce a recuperare, non sarà un ritorno al 4-4-2. Il Napoli e Ancelotti da lì non si sono spostati. Ripetiamo, anche a dispetto del rumore di fondo in città.

Le quattro linee d’attacco

In realtà è questo un aspetto tutt’altro che irrilevante, il sistema offensivo non cambia col 4-2-3-1. Sono numeri, come ripetono fino alla noia gli allenatori. Il campo dice altro, Dice che la squadra di Ancelotti ha sempre avuto in prima linea un solo attaccante. Che fosse Milik o Mertens (quest’anno c’è pure Llorente). Anche con il cosiddetto 4-4-2. Quando il Napoli agisce in fase offensiva, sono quattro le linee che vanno a comporsi sul terreno di gioco. La prima – davanti al portiere – è composta da due o tre calciatori: i due centrali e uno dei due terzini, quasi sempre quello di destra). La seconda linea è composta anche in questo caso da due, da tre o anche, a volte, da un solo calciatore, dipende dalle situazioni. La terza linea, quella subito dietro l’attaccante è composta – da sempre con Ancelotti – da quattro o cinque calciatori che sono quasi sempre il terzino sinistro, Callejon, la cosiddetta seconda punta e uno tra Fabian e Zielinski; oppure entrambi nel caso la linea sia composta da cinque giocatori. Quindi c’è la prima punta.

In fase di attacco, per i patiti di numeri, è come se il Napoli giocasse con il 2-2-5-1, con il 3-1-5-1 con il 2-3-4-1, o con il 3-2-4-1. Ci si può sbizzarrire. Quel che non cambia è che il Napoli non ha mai giocato in prima linea con due attaccanti. Sia che si parli di 4-4-2 o di 4-2-3-1.

La novità di quest’anno è il ritorno di Insigne a sinistra. Un ruolo che può svolgere vista la sua resistenza fisica, la sua generosità, e supportato da un adeguato posizionamento tattico. Ma lo schema d’attacco, rispetto allo scorso anno, non è cambiato. In fase offensiva, Insigne fa parte della linea di quattro o cinque calciatori alle spalle della prima punta. Sabato, contro la Sampdoria, il Napoli di Ancelotti non torna al 4-4-2. Semplicemente perché non si è mai spostato da lì.

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