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Col Liverpool è stata la vittoria di Ancelotti e di Giuntoli: hanno giocato tutti i nuovi acquisti

La pagina europea più bella degli ultimi trenta anni. Il lavoro psicologico dell’allenatore e nemmeno una mossa sbagliata sul mercato

Col Liverpool è stata la vittoria di Ancelotti e di Giuntoli: hanno giocato tutti i nuovi acquisti

Il Napoli sconfigge il Liverpool campione d’Europa in carica, già primo con cinque lunghezze di vantaggio in Premier League, una squadra di caratura tale da uscire dal campo sconfitta, da metà gennaio in poi, solo una volta, a Barcellona.

Ci riesce regalandosi persino una ciliegina sulla torta: non subisce gol per la seconda partita consecutiva, nonostante avesse di fronte una squadra sempre a segno nelle partite giocate in questa stagione e che, in particolare, aveva realizzato quindici rete nelle cinque partite di campionato inglese sinora giocate.

Senza se e senza ma, la vittoria sul Liverpool è la pagina europea più bella degli ultimi trenta anni e una delle più prestigiose in assoluto mai vissute dal club partenopeo in ambito continentale.

Per superare 2-0 quella che per molti addetti ai lavori è attualmente la più forte squadra europea occorrevano una serie di circostanze concomitanti: un pizzico di fortuna quando si è sofferta la maggiore prestanza fisica e capacità tecnica degli avversari, almeno una grande parata del proprio portiere (Meret su Salah), una prova come minimo positiva da parte di tutti i giocatori con la maglia azzurra in campo e il sostegno caloroso dei cinquantamila del San Paolo.

Così è stato e il 17 settembre 2019 è potuto andare in archivio come il giorno in cui si è vissuta una pagina meravigliosa della storia del Napoli.

L’unione fa la forza

L’unione fa la forza anche nel calcio: gli uomini di Ancelotti hanno vinto aiutandosi a vicenda, vivendo con umiltà i momenti di sofferenza e reagendo con la consapevolezza di potersela comunque giocare contro i vincitori dell’ultima Champions League.

Dall’anno scorso, del resto, il Napoli gioca in Europa senza timori reverenziali: ha abbandonato l’inconscio pensiero che alla fine, non importa quale sforzo possa fare, verrà eliminato. Non si perdono più nettamente quattro partite su quattro contro le grandi europee (Real e Manchester City), non si viene estromessi dallo Shaktar, né si esce puntualmente a febbraio dalle coppe, ma in cinque partite contro Liverpool e Paris Saint Germain, si viene sconfitti, con tanti rimpianti (parata di Alison su Milik) solo in una.

Non solo: il Napoli arriva per la quarta volta nella sua storia nei quarti di una coppa europea, dove il rammarico per aver affrontato – male, va detto – un Arsenal nel momento in cui i gunners erano al culmine della forma e che poco dopo sarebbe clamorosamente crollato, resta vivo.

Da questa fiducia in sé stessi nasce il successo contro i reds: non sarebbe bastato il talento puro di giovani con ancora margini come Meret e Fabian Ruiz, la ritrovata forza straripante di Koulibaly, l’esperienza internazionale di over 32 come Callejon, Mertens e Llorente (decisive nell’azione dei due gol).

La sera dei gregari

Nella serata nella quale sono appena sufficienti, per diverse ragioni tra loro, le prestazioni di Lozano e Manolas, l’unità del gruppo viene testimoniata dalla serena accettazione sullo 0-0 del cambio da parte di due stelle come Insigne e Allan, e, soprattutto dalle ottime prove dei due gregari della squadra, i terzini Di Lorenzo e Mario Rui.

Il primo, al debutto assoluto in campo europeo, il secondo con di fronte lo spauracchio Salah, che l’anno scorso lo aveva fatto patire tanto nella gara di Liverpool, provocandogli anche uno strappo con la tifoseria partenopea. Il terzino destro ex Empoli con una prova impeccabile ha definitivamente confermato di essere un acquisto azzeccatissimo; il portoghese, dal canto suo, ha addirittura vinto il confronto diretto col campione egiziano, riuscendo anche a spingersi diverse volte in attacco: una prova eccellente, la sua.

Il lavoro psicologico

Come detto, meritano una lode tutti i giocatori scesi in campo, ma la vittoria sul Liverpool porta la firma di due professionisti, Ancelotti e Giuntoli, ormai ottimi anche nel lavorare in sinergia.

Il primo ha il merito di aver dato, attraverso un lavoro innanzitutto psicologico, una dimensione europea al Napoli, reso capace di sconfiggere i campioni d’Europa e ormai considerato un top club europeo dal Gotha calcistico continentale. Con una sorta di upgrade, si è passati dall’essere conosciuti per il bel gioco, al venir considerati possibili outsider per la vittoria della Champions, come detto da Klopp nel post partita di ieri.

Giuntoli, dal canto suo, quest’anno in particolare non ha sbagliato una mossa sul mercato, a vedere quanto fatto dal Napoli contro il Liverpool. Senza dover ricorrere a disavanzi di bilancio, ha rinforzato tecnicamente l’organico con acquisti mirati a colmare le lacune emerse la scorsa stagione. Contro i campioni d’Europa in carica hanno giocato tutti e cinque i calciatori tesserati questa estate e uno, Llorente, è pure finito nel tabellino dei marcatori: una sorta di trionfo per il 47enne direttore sportivo del Napoli, da sempre schivo rispetto a tanti suoi colleghi.

Entrambi meritano un grazie speciale da parte della tifoseria.

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