Ancelotti: «Il calciatore ideale non esiste, conta molto l’intelligenza. Oggi il calciatore è un’azienda»
Intervista alla rivista Civiltà delle macchine. Il tecnico del Napoli e il rapporto con la scienza: «Un tempo ci si basava sull'occhio, oggi sui numeri»

«Il calcio è uno sport diverso. È lo sport di tutti perché possono giocarlo in tanti: alti, bassi, magri, grassi. Sì, oggi l’aspetto atletico conta molto di più rispetto a quando giocavo io. Ma ancora adesso la vera differenza del calcio rispetto agli altri sport è che non esiste il prototipo del calciatore ideale. Non l’hanno individuato. Non c’è una caratteristica fisica per cui potrai dire: diventerà un calciatore. A livello scientifico è impossibile individuarlo. E il motivo è molto semplice: perché non siamo ancora riusciti a misurare il cervello, le sue capacità. Anche se ci stiamo avvicinando».
Parole di Carlo Ancelotti intervistato da Massimiliano Gallo per la rivista Civiltà delle macchine della Fondazione Leonardo.
«Sono cresciuto in un ambiente in cui l’elemento più importante del calcio era l’occhio. Ti fidavi di ciò che vedevi, delle tue sensazioni. Non c’erano numeri, oltre a quelli delle classifiche. Oggi è cambiato tutto. E non solo nel calcio. Anche a livello fisico, la bontà di un allenamento era misurata dal livello di dolore che avvertivi l’indomani nelle gambe. L’evoluzione tecnologica, che è anch’essa un prodotto della scienza, è diventata una componente indispensabile, direi fondamentale, in tutte le discipline».