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Ancelotti ha la sua squadra europea, ora può imporre il suo calcio

I falli da dietro di presentazione del campionato. Delle tre di testa gli azzurri beneamati appaiono quelli con più certezze

Ancelotti ha la sua squadra europea, ora può imporre il suo calcio
Ancelotti, Atalanta

FALLI DA DIETRO – PRESENTAZIONE DEL CAMPIONATO 2019-20

Sarà il campionato dei tre mister.

Gli ergastolani partono ancora in pole. Arricchiti da acquisti super. Rabiot, Ramsey, ma soprattutto quel De Ligt che a diciannove anni si presenta come il nuovo Beckenbauer del prossimo decennio.

Sbattuto fuori con malgarbo il povero Acciu.

Paga il suo gioco invero orribile. E non sono bastati cinque scudetti vinti.

Al suo posto un predicatore della bellezza e di una serie di cazzate alle quali i napoletani minchioni (quorum ego) abboccarono, non molto tempo fa.

Quello in tuta ha conquistato il Palazzo.

Da solo, mica insieme con la tifoseria e la città che illuse e che si lasciò illudere.

Ma ora deve vincere tutto. Sennò è fallimento.

Intanto pensi a vincere la brutta polmonite virale che lo ha malauguratamente colpito. Il calcio può attendere.

Dietro, le distanze appaiono un po’ accorciate.

I Suninter si presentano con novità importanti in ogni reparto.

Ma soprattutto farà la differenza la guida di Antonio Conte. Del quale ormai basta mettere in sequenza le sue foto nell’ultimo ventennio per sintetizzare la evoluzione scientifica in campo tricologico. A parte questa debolezza e questi agguati di nostalgia, lui è un grande. Deve avere già alzato la voce un paio di volte per convincere i cinesi tirar fuori il loro talco da miliardari.

Delle tre di testa gli azzurri beneamati appaiono quelli con più certezze.

L’allenatore confermato. E un gruppo unito che si conosce da anni.

Re Carlo ha smaltito l’anno di transizione che è servito a mondare la squadra dalle ossessioni tattiche della gestione precedente.

Ora può in libertà proporre il calcio che ha in mente e tentare l’assalto a qualche obbiettivo concreto.

La sua storia di allenatore vincente glielo impone.

Ha costruito la “sua” squadra. Disegnandola su un’idea molto spregiudicata e molto “europea”.

Due centrali di difesa semplicemente mostruosi. Esterni molto alti. Verticalizzazioni improvvise in velocità per rompere gli schemi.

Manca forse ancora qualcosa. Manca forse quel James fradicio di magia. Personalmente non mi manca affatto Wandicardi e la sua zizzosissima mogliera. Mi piacciono molto i nuovi Manolas e Lozano, innesti molto opportuni che offrono notevole garanzia.

È una settimana di confusione. Mentre scorri le liste dei nuovi acquisti ti imbatti in quelle probabili del nuovo governo giallorosso. Che non ha nulla a che vedere con i Sangue-Oro.

I quali sul mercato l’hanno fatta da protagonisti. Da valutare se la perdita di Manolas e del Faraone si farà sentire. Incuriosisce molto il nuovo mister Fonseca che ha fama di essere un innovatore. Dovrà plasmare una squadra molto interessante che, tra l’altro, è la più italiana del lotto.

Dalle parti di Ponte Milvio gli Aquilotti hanno resistito. E portano a casa un indubbio successo per aver trattenuto i gioielli di famiglia. Non solo Sergheij. Ma anche Correa, Luis Alberto e Ciruzzo il torrese. Squadra confermata con il solo innesto di Lazzari, il miglior esterno dell’anno scorso.

Bella squadra la Dea. Un esempio di gestione societaria che andrebbe studiato e adottato. Ora la Champions. A Bergamo hanno costruito una favola.

Giampaolo approda finalmente in un grande club. Le incognite sono tante, per i tanti innesti. Al centro quel Bennacer eletto miglior calciatore africano, con quel gibli che gli soffia dietro. E poi i nuovi Leao e Duarte di cui non so nulla.

Il Toro, dopo averle buscate di brutto dai Wolvers, si concentrerà con maggiore attenzione al campionato. E, con quell’odore di giungla che propone Mazzarri, come al solito farà il suo. Ne sono certo.

Ribery è un vecchio rocchettaro con panza, pappagorgia e tintura che scorre a rivoli lungo la fronte. Può essere un buon richiamo mediatico, ma forse gli stilnovisti avrebbero bisogno d’altro.

La sperimentazione è affidata alle provinciali. Ci si aspetta il bel gioco da Maran, da Semplici, da De Zerbi.

La squadra di Cagliari viene da molti indicata come una possibile sorpresa, che intanto registra il ritorno a casa del Ninja.

Io tifo per nonno Andreazzoli e per i suoi grifoni. E aspetto l’esplosione di Pinamonti.

Ritorna a casa anche Balo. E si spera, per il suo bene, che metta un po’ la testa a posto.

Troppo baccano in giro. Difficile raccapezzarsi. Non ho ben capito se la Boschi giocherà in porta nell’Udinese o se a Quagliarella daranno il Ministero dell’Istruzione. L’importante è liberarsi di questo toraccio infoiato.

Si parte. Si spera in un campionato meno noioso degli altri anni. Con belle storie da raccontare. Con sogni magici da coltivare. Con tante donne sugli spalti e col loro fuoco nelle sottane. Ma sì citiamo Paolo Conte. Anche se non c’entra.

Si spera in un campionato che sia bello. E soprattutto onesto. Si parte.

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