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Napoli ama flagellarsi, anche con il congolese

Cose che accadono in ogni metropoli, a Napoli però viene sottolineato, poiché la gente ha bisogno di indignarsi per sentirsi migliore

Napoli ama flagellarsi, anche con il congolese
Siete patetici, tristi, e banali, insomma siete un pugno in un occhio chiuso, che preferisce essere nero piuttosto che aprirsi. Ve lo devo scrivere, e mi dispiace se qualcuno s’offende: ci avete rotto parecchio le scatole. Pochi giorni dal via delle Universiadi, ed è già Napoli su tutti i giornali, quelli online che puntano alla ricerca di click facili.
Ovvio, mi direte, per le gare, la gioia degli atleti, l’evento planetario che finalmente appartiene a noi? Macché, per uno scippo presunto ai danni di un atleta congolese, ed un pacco rifilato ad un atleta asiatico. Fino alla settimana scorsa, al di là di Gaeta ( e la città non è citata a caso) pochi italiani erano a conoscenza di tale rassegna sportiva; oggi lo sanno anche i muri. Napoli non riesce ad uscire dal suo stereotipo, dalla sua Gomorra, dal suo malessere diffuso, dal suo ingorgo mediatico-sensazionale, che si intreccia alla perfezione con la pochezza culturale che esige il popolo dei social.
Ed ecco che per fare la gara ai likes, ogni testata sbatte la notizia come se fosse una bandiera di orgoglio, un marchio di originalità: siamo a Napoli, e di questo dobbiamo parlare, tutto passa in secondo piano, perché siamo carnefici e vittime del nostro bisogno di masochismo.
Tifosi napoletani, nella trasferta di Londra, sono stati scippati; appena si arriva a Barcellona, e si mette piede in un hotel, il receptionist ti consiglia di riporre tutto nella cassetta di sicurezza e di non girare con oggetti di valore
A Parigi se ti perdi fuori dal centro, la situazione è assai difficile da gestire. Tutto questo non crea clamore, poiché avviene solitamente in ogni parte del mondo, in ogni grande metropoli, in ogni situazione in cui non si è prudenti.
A Napoli però viene sottolineato, poiché la gente ha bisogno di indignarsi per sentirsi migliore. Ha bisogno di paure per sentirsi al riparo.
Ho girato in questi giorni per i palazzetti, e ho visto bambini, famiglie, allegria e spensieratezza, uno scenario fantastico che ha riconciliato una città calcio-centrica, con la magia dello sport in ogni sua declinazione. Siamo seri, liberiamoci da questo marchio, abbiamo il coraggio di andare oltre una vecchia considerazione di una città ferma agli anni ottanta! Parliamo di una città, di una regione che ha messo in piedi un’organizzazione fantastica, dalle strutture ristrutturate, al servizio d’ordine, ai botteghini, all’ospitalità geniale al bordo delle navi. Napoli è al centro del mondo, e stavolta Gomorra non c’entra, abbiate la dignità di riconoscerlo e noi napoletani l’orgoglio di raccontarlo

 

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