Su Libero: “Il tempo è galantuomo. Stanno arrivando tutti quelli che hanno utilizzato Calciopoli per vestire l’abito di persone per bene”
Il tempo è galantuomo, scrive Luciano Moggi nella sua rubrica su Libero, “Il pallone di Luciano”.
Stanno passando lungo il fiume, chi prima o chi dopo, tutti
“quelli che hanno utilizzato Calciopoli per vestire l’abito di persone per bene, lungi dal contravvenire alle leggi che regolano lo sport calcistico, almeno cosi dicevano”.
Pensavano di poter coprire le proprie malefatte, di non correre rischi. Si consideravano al di sopra di ogni sospetto e credevano di poter fare tutto ciò che volevano: bastava parlar male delle “vittime” di Calciopoli,
“rafforzando il teorema di quei magistrati di allora, messi sotto processo adesso addirittura dai propri colleghi”.
Moggi spiega che si riferisce a Palamara, “uno dei grandi celebratori di Calciopoli (processo alla Gea)”
“che, a quanto si legge, sembrerebbe aver amministrato la legge un po’ così, tanto da farci ritornare alla mente il famoso duetto che dovette subire, suo malgrado, con Cossiga in tv, quando fu tacciato di «faccia da tonno» dall’ex Presidente della Repubblica”.
Oggi è la volta di Zamparini, radiato per aver truccato i bilanci. Anche lui faceva parte delle persone che si consideravano per bene nel dopo Calciopoli.
Contro di lui Moggi si scaglia apertamente. Scrive che all’epoca andava dicendo, in tv e sui giornali,
“che chi vi scrive era stato preso con le mani nella marmellata, alludendo a Calciopoli”.
Non teneva conto, scrive, della sentenza del tribunale sportivo che aveva decretato che il campionato fosse regolare, che nessuna partita fosse alterata e neppure della sentenza della Corte d’Appello di Milano che ha chiarito che “non era il sistema Moggi a condizionare il calcio, ma il sistema generale diffusosi nel calcio di quel tempo”.
Un sistema di cui, scrive Moggi, Zamparini era parte attiva, visto ciò che adesso gli è successo.
E allora racconta un aneddoto. Quando il Palermo era in B ed era in lotta con il Chievo per la promozione, Zamparini andò da Moggi per una trattativa su Miccoli.
Da gran marpione, Moggi lo lasciò parlare – dice – della sua squadra e della possibilità di salire in A
“poi gli domandai come si comportavano gli arbitri con il suo club, sapendo che era un argomento a lui caro (erano infatti conosciute le sue continue polemiche contro quell’ambiente)”.
Zamparini gli disse che gli sarebbe piaciuto fosse Rizzoli l’arbitro scelto per la partita contro il Chievo.
“Ignorava che, essendo la partita un anticipo della Serie B, il sorteggio era stato fatto il giorno prima per cui, quando arrivò da me, già era noto il nome dell’arbitro sorteggiato (Rizzoli appunto)”.
Moggi scrive che approfittò di questa circostanza e finse di assecondarlo, “dicendogli che avrei caldeggiato quel nome, facendogli presente però che solo il sorteggio poteva portare a quella candidatura”.
Zamparini gli mostrò gratitudine quando scoprì che l’arbitro scelto era proprio Rizzoli. Non si accorse della messinscena. Moggi lo ribadisce, ci tiene: “non avevo infatti caldeggiato nessuno, né pensato mai di farlo”.
La gratitudine fruttò l’esito positivo nella trattativa per Miccoli. Ma, aggiunge Moggi:
“ebbi anche il rigetto, qualche tempo dopo, di una persona come Zamparini che, pur nella sua estemporaneità, mi era sembrata sempre simpatica ed amica”.
Infine Moggi conclude con un appello a Gravina:
“a quando la radiazione di Gazzoni, ex presidente del Bologna, condannato dalla Corte d’Appello di Bologna per gli stessi motivi di Zamparini?”