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Marco Rossi Doria: “I dati Invalsi sono il risultato di un disastro costruito nel tempo”

Il maestro di strada al Fatto: “Una società in cui i poveri restano poveri non è democratica. La responsabilità è sia del centrodestra che del centrosinistra”

Marco Rossi Doria: “I dati Invalsi sono il risultato di un disastro costruito nel tempo”

Il quadro scoraggiante che i risultati Invalsi forniscono del nostro paese, in particolare delle regioni meridionali, è commentato, sul Fatto, dal maestro di strada Marco Rossi Doria. Sottosegretario all’Istruzione dal 2011 al 2014, non si stupisce affatto dei dati:

“È il risultato di un disastro costruito nel tempo. I dati confermano tendenze già note. Si tratta di disuguaglianze precoci, a inizio della vita. Il fatto che i figli dei poveri non abbiano speranza di emanciparsi attraverso lo studio è terribile. Lo segnaliamo da tempo, ma la politica non ascolta”.

E, per Rossi Doria, una società in cui intere aree del Paese non riescano ad accedere al mercato del lavoro e ad uscire dalla povertà ereditata dai genitori “non è democratica”.

L’ex sottosegretario ritiene che le prove invalsi siano utili a definire un quadro di cui discutere, anche se si potrebbe criticare il modo in cui vengono somministrate. Per lui, per invertire la rotta, c’è un solo rimedio:

“Bisogna “dare di più a chi parte con meno”, come diceva don Milani. Questo vale per il Sud ma anche per il Nord, perché il divario riguarda tutte le zone povere. Occorre intervenire in età molto precoce con gli asili nido, sostenere le famiglie più deboli, fare delle alleanze educative tra i servizi pubblici territoriali, finanziate e controllate, che abbiano almeno dieci anni di tempo per lavorare, istituire il tempo pieno nella scuola primaria e nella scuola media nei quartieri difficili e migliorare la formazione professionale soprattutto nel Mezzogiorno”.

Ma tutto questo non avviene per un problema politico. Ci si limita a dichiarazioni di facciata, ma poi si lasciano gli insegnanti, gli operatori sociali e i parroci di periferia senza alcun tipo di sostegno.

Il Sud paga due cose: la lunga stagione del centro destra, “quando la Lega ha preteso di drenare fondi dal Sud verso il Nord, durante i governi Berlusconi”, e “l’incompetenza delle politiche educative e sociali dei governi regionali, compresi quelli di centrosinistra, che hanno dilapidato i finanziamenti”.

Non si possono dimenticare, dice, i tagli all’istruzione pubblica perpetrati da Tremonti e dalla Gelmini: 7,8 miliardi.

“È tutto il Parlamento che deve fare per una volta un’azione che vada al di là degli schieramenti. Il ministro dell’Istruzione è favorevole alla regionalizzazione delle scuole, che peraltro Veneto e Lombardia chiedono con l’autonomia. Se questo governo si macchia di un regionalismo iniquo, vuol dire che di fronte a questa macroscopica diversità esistente vuole immiserire ulteriormente i bambini e i ragazzi del Sud. La ricaduta sarà devastante perché i Comuni non avranno il minimo per fare gli asili e le scuole materne. Gli enti locali non avranno i fondi per tenere aperte le scuole. Il sostegno ai genitori nei quartieri difficili mancherà del tutto. I dati sono destinati a peggiorare, perché si vogliono drenare ancora risorse verso il Nord: sarà un disastro”.

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