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Il dolore di una Napoli bellissima per le Universiadi. Sapendo che non durerà

Godiamoci l’immagine di Napoli che va in mondovisione, una Napoli pulita e splendente. Mettiamoci il pigiama e incateniamoci ai tornelli. Imploriamo di non essere cacciati dal sogno. Poi l’alba verrà a svegliarci.

Il dolore di una Napoli bellissima per le Universiadi. Sapendo che non durerà

Una cerimonia bellissima

Si dice che si rifiuta ciò che più colpisce nel profondo. Che quando vediamo in un’altra persona uno dei nostri difetti più grandi iniziamo ad odiarla perché, appunto, rivediamo in lei una cosa di noi che non ci piace.
Mi sono sentita così, di fronte alla cerimonia di apertura dell’Universiade. Una cerimonia bellissima, lo dico subito. Tanto per sgombrare il campo.
Che mi ha fatto venire i brividi, ma che mi ha anche riempita di dolore.
Lo stadio. Splendido. Impeccabile. Immacolato. Almeno dalla tv.
Sembra quasi di non essere a Napoli. Una città che cade a pezzi, dove, finora, allo stadio non si poteva andare perché era un ‘cesso’. E perdonate il francesismo.
Ci sono volute le Universiadi per renderlo degno di essere mostrato al mondo. Dovrei essere felice, no? Eppure penso che chissà quanto durerà. Quanto tempo ci metteranno questi ignobili individui che popolano le nostre strade e il nostro stadio a vandalizzarlo? A staccare i sediolini, ad imbrattarlo con sputi, piscio e scritte sui muri?

Che bello Mattarella

Che bello Mattarella. Che con gli occhi colmi di orgoglio si alza in piedi quando entra la delegazione italiana. Che si illumina della bellezza di quello che finalmente, in poche settimane, è stato possibile realizzare. Pover’uomo, che pena mi fa, condannato anche lui in un ruolo, come tutti noi. Lui alla guida di un paese senza speranza, noi destinati a fare le controfigure degli uomini e donne più fortunati del mondo, perché il sole, il mare, la bellezza, mentre non siamo altro che microbi. Insetti brutti e sporchi, scarafaggi, che non sanno prendersi cura dei propri beni pubblici, della propria gente, dei propri sogni. Che neppure provano a immaginare il proprio futuro. Che aspettano che sia qualcun altro a regalarglielo. E intanto vengono schiacciati come cimici. E puzzano pure di cadavere.

La telecronaca, nota stonata

Le note stonate ci sono, quelle che fanno drizzare il pelo sullo stomaco, anche se sono poche. Come la telecronaca, in alcuni punti. Quando Fatima Trotta si mette a raccontare del caffè sospeso, ad esempio, o della tombola. Ragazzi, esistono napoletani che del caffè se ne fottono, magari bevono tè o ginseng. E la tombola non la tirano fuori nemmeno a Natale. Possiamo, per una volta, mostrarci al mondo con le nostre eccellenze e non con il folclore, anche se mascherato di storia? Ché poi chissà perché proprio la Trotta, che ci deve ricordare per forza Made in Sud, il peggio del peggio che questa città possa mostrare al mondo. che contrappasso ritrovarsela in voce proprio in una sera in cui, invece, mostriamo il meglio.

Il sottobosco istituzionale

Ma c’è qualcosa che inghiotte tutta la bellezza. È il sottobosco dell’Universiade, quello che al pubblico in mondovisione forse non è noto, ma a noi purtroppo sì. Un sindaco che non si presenta alla conferenza stampa, che dà del dittatore al governatore. Un assessore comunale che non perde occasione per ricordare che sono fondi pubblici quelli con cui è stato fatto tutto, mica di De Luca. Però De Luca almeno li ha investiti, mentre il Comune non fa che contare ancora le pezze al culo provocate da altri e farnetica di indipendenza e opposizione.
Non è un caso che De Luca e de Magistris siano fischiati come se non ci fosse un domani. Chi vive qui, chi qui ci muore ogni giorno un po’ è alla classe dirigente che imputa le colpe di un immobilismo storico, quello sì da ricordare e citare, mica il caffè sospeso!
Che dolore, che commozione, che stretta nello stomaco. Che belli i visi di questi ragazzi, che bella l’Italia, caciara e ciaciona, bella da strappare l’anima. Meno caciara chissà dove ci potrebbe portare. Chissà se questi ragazzi dal cappellino blu e dai sorrisi puliti governassero cosa sarebbero capaci di fare.

Piano traffico delirante

Lo stadio è bellissimo, certo, ma in città non si cammina da giorni per un piano traffico delirante che nemmeno nei peggiori incubi ci saremmo mai potuti immaginare. I politici che litigano. Le miserie umane che purtroppo non si possono nascondere sotto il telo che copre la pista di atletica del rinnovato San Paolo.
Le Universiadi possono regalare a Napoli la possibilità di rinascere come se fosse una persona migliore, dicono dal palco. Come se fosse possibile.
Napoli è una città di merda, dove si vive di merda, dove persino il futuro è di merda. Governata da gente che passa il tempo a litigare e intanto priva la popolazione di impianti sportivi, salvo poi riaprirli per le Universiadi.
Ma c’è il Vesuvio, certo, che abbraccia il golfo. Il Vesuvio che, speriamo, seppellirà tutti. Forse anche Bagnoli, così, sarà depurata, finalmente, bonificata dalla lava e dalle ceneri. Forse solo allora saremo una città, un paese migliore. Quando saremo rasi al suolo e verranno a ricostruirci gli alieni.
Intanto, godiamoci l’immagine di Napoli che va in mondovisione, una Napoli pulita e splendente, tra giochi di luci, coreografie e sorprese. Facciamo come se fuori non ci fosse nient’altro. Chiudiamoci tutti nello stadio San Paolo. Mettiamoci il pigiama e incateniamoci ai tornelli. Imploriamo di non essere cacciati dal sogno. Per una notte soltanto. Questa. Poi l’alba verrà a svegliarci. Ma che bel sogno, sarà stato.
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