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Dialogo tra Montalbano e Catarella sui ‘sociali’ (social)

Entrando in Commissariato Montalbano trova il suo centralinista stava con gli occhi sbarraccati a guardare lo schermo del computer

Dialogo tra Montalbano e Catarella sui ‘sociali’ (social)

Si fici i quattro scalini dell’entrata del Commissariato con l’energia che gli aveva dato quella mattina la natata a Vigata.
Ma quando Montalbano si trovò nei pressi del gabbiotto dove imperava l’agente scelto Catarella ebbe quasi un sintomo. Il suo centralinista stava con gli occhi sbarraccati a guardare lo schermo del computer.

Montalbano: “Catarè, che successe, male stai? C’hai la faccia del pisci nel barile”.

Catarella (destandosi dal suo stato catatonico): “ ‘Cellenza, scusasse ma ero sul mio profili sociali e non ero in me, ma ero in altero stato”.

M: “Catarè, ma che vai farneticando? Guarda che se continui così te manno lo psicologi della polizia… “.

C: “No, lo psicologi no! , dutturi pirchì oggi matina mi voli offennere?”.

M: “Nisciuno te voli offennere, Cataré, ma quando si sta in servizio non si deve stari su Facebucchi, è chiaro?”.

C: “Come cummanda Vussia, ma mi togliesse ‘na curiosità dutturi, lei non have un profili ficibucchi?”

M: “No, Catarè io tempo da spardare non è ho, se non te ne sei reso ancora conto io il commissario di policia faccio!”.

C: “ ‘Cellenza mio, ma lei subito foco piglia: guardi che oggi se non teni un suo accunto sociali lei non esiste… “:

M: “Ma che minchia vai dicendo Cataré? , ma fosse fosse che Zuckeberghi ti dette il posti anche a tia?”.

C: “Io il posti lo havio già, cummissari: io alludeva ai posti che si fanno supra Ficibucchi. Se lei non havi un suo profili non pote sapire nihilo dell’atera ginta, né condividera nenti co’ nisciuno. Non lo sapi?”.
Montalbano, sta facinna della condivisione non la supportava proprio come pins

eri. Nella sua vita non voleva condividere niente con nessuno: a partire da Livia, alla sua natata a Marinella e neanche i piatti spiciali alla trattoria di Enzo. Ma la vita s’era fatta virtuali e spesso gli echi di questa nuova camurria arrivavano anche a lui che era per scelta un isolano-isolato.

M: “Catarè, fammi capire, ma veramenti trovi cunsulazioni stanno sui sociali?”.

C: “Cunsulazioni non è la paroli iusta. Io sto qui dintra da mane a sera e quando il tilifono non sona o Lei non mi chiamma nel su officio, a volte mi rilascio coi sociali e posso sapiri un sacco di cosa senza moviri dal mio posti”.

M: “Cose di che tipo, Catarè?”.

C: “Di tutta i tipa: se havino fatto le stricia pidonali in piazza Danti; se la strazzera in località Pizzuto è stata riaperta addoppo i lavura di sistimazioni; se la mugliera del cavaliera Trottanti havi fatto la fritatta di cipulla. Insomma commissari tanta notizia che mi possono veniri utila anche per la vita riali”.

Montalbano stava per minare due biastime, ma era nel suo Commissariato e forse sarebbe incorso in qualichi riato senza scriminanti, data la sua qualifica di funzionari pubblico. Del resto anche Livia, la sua eterna zita, stavi sempre appuiata sopra i sociali e da poco aveva preso la brutta ‘bitudini di gurardare il displeii del cellulari mentre stavano mangiando fora la sira. Anzi spesso Livia lo accusava di esseri ‘antico’ per questa sua resistenza alle nuove tecnologie comunicative.

M: “Catarè, ma tu pinsa che anche a Noi pote essere utila un accaunto Facebucci per il nostra lavura di raccolta delle notizia?”.

C: “Ma certu, commissariu: Lei non pote ‘mmagiarisi come i dilinquinta s’araprono sopra i sociali e cuntano tutti i fatta propria”.

M: “Allura da oggi voglio affidarti una missiuna di grandi risposnsabilità…. “.
Catarella si fici ‘mmdiato giarno in viso e Montalbano pensò che gli stesse prendendo un sintomo sirio.

M: “Cataré che ti vini? Male stai?”.

C: “Nonsi, dutturi: è che io m’emozionu simpra quando lei mi dè una missiuna ‘mportante… “.

M: “Ok, allora da oggi ti nomino amministratore della nostra pagina Facibucchi!”.

C: “Ma dutturi noi non havimmo un nostro accunto Ficibucchi… “.

M: “Giusto dicisti, ma – è questo è il secondo ordina – io ti autorizzo a crearne uno per riciviri le segnalaziuna dei cittadina in un modo non istituzionale ma che pote servirici per meglio comprendere le loro problematiche”;

C: “Dutturi, dutturi, Lei è come la Madonna delle Grazie. Ora mi mitto subito all’opira. Costruirò un accunto che neanche la Belenna havea”.

M: “Bene Catarè, che non si dica che la policia non vegli sulle strade battute dai cittadini italiani oggi”.

C: “E posso pure aprire una ciatta dove addiscuteri con i cittaduna?”.

M: “Cos’è mo’ sta ciatta?”.

C: “ ‘Cellenza la ciatta è un loculi dove le pirsona-cittaduna parlino tra lora su tutti i fatta d’interessi pubblica”.

M: “Ah, allora ti autorizzo ad aprire questa ciatta, ma ti proibisco di intevenira sulla medesima”.

C: “Pirchia non posso intervenira?”.

M: “Catarè, scopo della policia è quello di adiuvare i cittadina-persone e non di fare teatro dell’assurdo, Capisti?”.

C: “Nonsi dutturi, ma lei è la Voscenza ed io non voglio essere assurda a niscuno”.

M: “Okeyo, Catarè, ora te saluto perché deve fare io qualichi cosa di assurdo: firmari una pila di documenta che neanche Borgesi aveva ‘mmaginato”.

C: “Boni iurnata commissariu: io di cose borgesi non saccio, né voli sapiri ninta”.

 

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