Soliti discorsi e soliti sipari tv, scrive sul Giornale. Ci aspettano altri venticinque giorni di parole. “Il calendario da sempre appassiona tutti. Tranne chi va in campo”

“La serie A a girone unico compie anni novanta e li dimostra, almeno nei riti e nelle cerimonie”.
È il giudizio di Tony Damascelli oggi su Il Giornale. Un commento che parte dal sorteggio del calendario andato in scena ieri.
“Solito teatrino nostrano” quello andato in scena a Sky con i soliti protagonisti e soprattutto le solite sfide.
Lotito apre alla cessione di Milinkovic ma aggiunge di non leggere i giornali e di non seguire le trasmissioni tv, Marotta smentisce voci e sussurri sul caso Icardi, dunque la responsabilità è della stampa, come prima più di prima, Nedved spiega la differenza tra Sarri e Allegri, Cellino si emoziona per l’esordio contro il suo Cagliari, Ferrero in euforia giallorossa attribuisce a Di Francesco una finale di Champions League con la Roma (trattavasi di semifinale), Cairo riannuncia di avere detto undici no alle proposte decenti di mercato.
La serie A parte per ultima, poi però tira fuori il solito alibi: “i nostri avversari continentali sono più avanti nella preparazione, bisogna avere pazienza e lavorare”.
L’unica novità è che le partite inizieranno con un quarto d’ora di ritardo, alle 20.45, per la gioia dei ristoratori e delle famiglie a cena, un po’ meno per i giornali, che sono costretti a ritardare la chiusura.
“Venticinque giorni di altre parole, con la campagna acquisti e cessioni che occupa ed occuperà le giornate vuote di football. Il calendario, da sempre, è un gioco che appassiona tutti. Tranne chi va in campo”.