Il duro attacco del giornalista di Repubblica Tonacci alle nove emittenti radio romane: “Stabiliscono la linea e chi racconta fatti a loro sgraditi, ne paga le conseguenze”

Fabio Tonacci
Su Repubblica duro sfogo del giornalista Fabio Tonacci dopo gli slogan intimidatori apparsi sui muri di Roma per l’inchiesta di Repubblica:
“Bonini e Repubblica, Roma vi vomita addosso!”. E quindi, ancora, le scritte sui muri della mattina dopo: “Austini, Bonini, Mensurati, chi tocca l’As Roma muore!”.
A tenere alta la tensione in una Roma malata di calcio sono soprattutto le nove radio locali che ogni mattina “aprono il microfono al ventre dei romani e ne eccitano gli istinti”.
Per tutto il giorno e la notte c’è un solo comandamento:
“non si mette mai in discussione la Linea, non va sfiorata. Neanche con la forza del giornalismo di inchiesta, che documenta fatti e circostanze, rivela trame e svela orditi. Un pezzo di città non lo accetta”.
Marione
Il riferimento è ovviamente all’inchiesta di Carlo Bonini e Marco Mensurati sulla rottura tra Totti e De Rossi. Non ci sono state smentite – dice – e lo stesso Pallotta, dopo averle definite “tutte cazzate”, è tornato sui suoi passi e “ha fatto mea culpa”.
Tonacci fa nomi e cognomi. Il peggiore, scrive, è il più famoso: Mario Corsi, detto “Marione”:
“È un ex terrorista dei Nar, il gruppo armato neofascista degli anni Settanta, spicciafaccende di Massimo Carminati, come questo giornale raccontò al tempo dell’inchiesta Mafia capitale. Conduce “Te la do io Tokio”, una trasmissione su radio Centro Suono Sport (audience media dell’emittente: 63.000 persone al giorno)”.
I precedenti
Il giornalista accusa le radio romane di essere da più di vent’anni “il rumore di fondo di una capitale oggi decadente e rassegnata”, “un business che macina soldi e sponsor”. Ripercorre le intimidazioni subite dai giornalisti. Fa i nomi di Riccardo Luna che nel 2008 lasciò la direzione del Romanista. Aveva dimostrato bilanci alla mano che Sensi non si era affatto indebitato con la Roma.
O ancora Alessandro Austini del Tempo e dell’inviato della Rai Alessandro Antinelli,
“colpevole di aver fatto il proprio lavoro, e cioè aver raccontato nel 2017 di quattro manichini di calciatori impiccati al Colosseo, e del danno alla reputazione di Roma che ne era seguito”.
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