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Patrizia Rinaldi ritorna con “La danza dei veleni”

Tornano le avventure di Blanca, l’investigatrice ipovedente del Commissariato di Pozzuoli

Patrizia Rinaldi ritorna con “La danza dei veleni”

Ritorna con “La danza dei veleni (pagg, 223, euro 16.50)” la scrittrice napoletana Patrizia Rinaldi e per le preziose edizioni e/o ripropone la sua Blanca, l’investigatrice ipovedente del Commissariato di Pozzuoli.

Mentre il collega Carità è alle prese con la sua doppia famiglia ed il Commissario Martusciello – “ciuccio di paese” – sembra risentire delle prime secche dell’età, l’ispettore Liguori sembra non avere il coraggio di amare la nostra Blanca, che intanto vive con la figlia adottiva Ninì tallonata sembra con successo da Sergio. Nella tranquilla vita del Commissariato piomba la notizia dell’uccisione di due veterinari del nuovo cane di Ninì e Sergio: dal nome insolito, Guaio, che Blanca non vuole in casa perché puzza. Molti cani sono maltrattati e gettati via come oggetti in quello che sembra un traffico che viene dall’estero.

Il collega dei due veterinari uccisi il vomerense Ferrando si sente in pericolo e spedisce la direttrice di un giornale online Sofia Rago da Liguori, che finisce nella sua rete sessuale. In tutto questo vengono uccisi da un ragno due gerenti di negozi di animali ed un personaggio dai capelli bianchi che reca un bastone dal disegno ambiguo è la chiave per disvelare questi omicidi.

Il tutto è legato? Che ruolo ha Sua Signoria? E quello strano personaggio di Amantea Ornico, animalista sovranista? Le indagini partono slacciate con il coinvolgimento anche del Commissario Luigi Micheli che è il titolare dell’investigazione di uno di questi omicidi e che è sempre sulle tracce sentimentali della detective Occhiuzzi.

Il finale è aperto ed in un certo senso borgesiano. Nel panorama degli investigatori Made in Naples la Nostra Blanca costituisce un’eccezione umana ed il suo senso del limite gli dà forza, capacità più profonda di pensiero e di autenticità, che nessun homo videns di questo tempo social sembra avere. Il merito nella riuscita di questo noir è anche della lingua della Rinaldi che ha la facoltà di vivisezionare gli stati d’animo dei protagonisti trasformandoli in processi logico-deduttivi dei loro sentimenti, con una prosa non dimentica di un lirismo utile

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