ilNapolista

Dialogo tra Nicolò Zito e Montalbano su Mughini (e Sciascia)

Il giornalista di TeleVigata va a trovare il commissario e gli riferisce della presa di posizione del giornalista in difesa di Feltri. “Lasciali futturi Nicolò…”

Dialogo tra Nicolò Zito e Montalbano su Mughini (e Sciascia)

A  FUTURA MEMORIA

(Se la memoria ha un futuro)

Dialogo tra Nicolò Zito (giornalista di TeleVigata) e Salvo Montalbano

Montalbano era in Commissariato di umore camurriuso perché aveva da firmare una pila di carte che neanche una torre di legno di uno scenografo lituano avrebbe saputo prevedere in una rappresentazione a Siracusa. Ad un certo punto la porta si arraprì improvvisa e Catarella si spiaggiò davanti a Montalbano come un leone marino in cartogesso.

Montalbano; “Catarella, che minchia successe?”.

C: “Mi scusasse Voscenza ma la porta mi sciddricò… Ci sarebbe che c’è fuori il giurnalista Nicola Zitu che chiederebbe di parlare con Vossia di persona pirsonalmente. Lo faccio trasiri?”.

M: (al limite della spremitura di cabasisi): “Certu Cateré… Eppoi doppu chiuri bene la porta”.

Nicolò Zito (direttore della libera TeleVigata): “Salvù, te ‘ddisturbo?”.

M: “Veni Nicolò, porti ccarrico?”.

N: “Nonsì Salvo, te voglio accuntari una cosa che successe in paisi… “.

M: “Cuntamela che intanto io continuo a firmari… “.

N: “Tu acconusci il giornalista Giampiero Mughini che siciliano come a mia ed a tia trasferirisi a Roma e dopo averi fatto un poco lotta continua ora fa l’anima bella?”.

Montalbano al di là della sua storia stimava molto Mughini ed aveva anche letto alcuni suoi libri: al di là del merito che a volte non condivideva non potevasi diciri che Mughini non sapesse teneri la pinna ‘mmano.

M: “Come no: che fici?”.

N: “Nenti fici, Salvù: che dissi…. Ad una mia domanda sulle recenti esternazioni di Vittorio Feltri contro quel poliziotto siciliano della Fiction che iddo denomina terruna, Mughini dissi che Feltri poteva dire chisto ed altro pirchì questi sono pensieri suoi e parole che niscuno pote commentare”.

Montalbano aveva letto di quella polemica che a lui non interessava perché il poliziotto lo faceva per davvero ed era anche una persona pratica che non si faceva coinvolgere in discussioni astratte

M: “E a mia Nicolò – parlando con rispetto – che me ne stracafuttia?”.

N: “Salvo, ti ne divi futtiri perché noi stamo passando un brutto tempo e non vorrei che poi dalle parole si passasse ai fatti… “.

Montalbano aveva seguito le dichiarazioni di Feltri e l’uscita a sostegno di Mughini trovandole considerazioni frutto della calura e del tempo estivo: buone a riempire qualche paginata di giornale che poi oramai nessuno leggeva: al massimo per qualche commento sui ‘sociali’ che iddo non frequentava avendo da poco accondisceso – e per ragioni di servizio – al cellulari.

M: “Nicolò, ma tu li liggi i giurnala oltre a confezionarli? Non vidi commo i nuovi politici barbari e ignuranta commentano la rialtà italiana? Non criri che tutto questo sia signo dei timpa che stiamo vivendo. Non ti ricordi quel giornalista di Cuneo che diciva che gli italiana sono fascisti per la mità? Insomma niente di novi sotto ‘o sula”.

N: “Sissi Salvo, ma le cose qua peggiorano di giurna in giurna; io penso che prima o poi poti accadere qualichicosa di brutto”.

M: “Lasciali futturi Nicolò… Io penso che di questa vicenda l’unica cosa che mi detti fastidio fu che Mughini citò Sciascia a sostegno della tesi sua – “Verrà un giorno che qualcuno leggerà quello che appare sui giornali” – . Ora io sta citazione di Sciascia non me la ricordo: ma evidentemente fallo io perché Mughini c’ha una collezione di prime edizioni di classici della letteratura italiana del Novececento (che poi tra parentesi è l’unica cosa che gli invidio)”.

N: “E pirchia non ti persuade questa citazione di Lionardo?”.

M. “Niccolò, non è che non mi pirsuade la citazione: mi dà fastidio che si si tiri in ballo chi non pote più difendersi perché morto. Sciascia in vita lo crucifissero ogni cosa che diciva ed ora lo citano come se fossi Gisucristo. Accapisti?”.

N: “E quindi?”

M. “Gli italiana sono rimasti ai Guelfi ed ai Ghibellini, Niccolò. Se hanno da mangiarisi e da beri poi gliene catafotte di tutto. Ed ora togliti dai cabasisi pirchì io ho da guadagnarimi lo stipendio che mi danno. Lascialo perdere Mughini che lui d’estate sta a Positano: a mia ed a tia spetta lavurari”.

ilnapolista © riproduzione riservata