Ivan Zazzaroni lancia l’ipotesi che l’inchiesta di Repubblica sia un tentativo della Roma di screditare De Rossi
Sul Corriere dello Sport, Ivan Zazzaroni interviene sulla “congiura” dei senatori raccontata ieri da Repubblica con la sua inchiesta. Lo fa, scrive:
“per la stima che nutro nei confronti di De Rossi: i tifosi della Roma non autorizzano ripensamenti sull’uomo prima che sul campione poiché convivono da 18 anni con certezze inattaccabili”.
Zazzaroni racconta la confessione furiosa di De Rossi ad un amico, quella a cui oggi Repubblica accenna con un richiamo ai “si dice”. L’ex capitano avrebbe detto:
“Non c’è niente da fare, se non inorridire. Io dovrei rispondere, dovrei fare nomi e cognomi, ma non serve, non sono il tipo. Ma di cosa stiamo parlando? Di che povertà stiamo parlando? Io penso che il dubbio venga soltanto agli sprovveduti. Basta pensare al fatto che se io sono un pezzo di merda, uno che ce l’ha con Francesco, uno che ce l’ha con Bandini o Di Francesco, uno da allontanare, non mi offri il ruolo di vice-amministratore delegato”.
De Rossi avrebbe anche detto di non voler aprire una querelle tra lui e la sua – da domenica – ex squadra:
“non l’ho fatto quando si parlava solo di calcio, non lo faccio ora. Stiamo parlando di fantascienza, è una cosa gravissima e io non c’entro un cazzo, la mail l’ho letta, non c’è un riferimento a me, a me contro Francesco o Di Francesco o Monchi, si parla solo di senatori che non gradiscono certi metodi di allenamento”.
De Rossi, scrive Zazzeroni, ricorrerà alle vie legali. Cosa di cui è stato informato ieri uno dei giornalisti di Repubblica firmatari dell’inchiesta, Marco Mensurati. Intervenuto a “Tutti convocati”, su Radio 24, ha dichiarato:
“abbiamo riportato un documento interno alla Roma, chiaro. La società non ha smentito la nostra inchiesta, ha preso le distanze con una supercazzola. Anche Monchi ha preso le distanze, De Rossi ha annunciato denunce, le aspettiamo con le nostre carte a disposizione”.
L’entourage di De Rossi, spiega ancora Zazzaroni sul CorSport, è convinto che dietro l’inchiesta di Repubblica ci sia il tentativo della società di screditarlo pubblicamente, soprattutto per abbassare i toni della protesta dei tifosi nei confronti di Pallotta.
“Ma professionisti come Bonini e Mensurati, che hanno firmato inchieste molto serie, non si prestano ai giochi di società”
Scrive il giornalista. Che, però, dice di aver trovato sospetti due passaggi dell’articolo di ieri di Repubblica che, pur essendo un po’ a margine dell’inchiesta, rappresentano proprio i nervi scoperti della Roma: gli striscioni contro la società e le mire del Qatar.
Repubblica, infatti, scriveva:
“striscioni di vergogna si affacciano nelle capitali del mondo e come in un capitolo di suburra due figuri con accento romano terrorizzano per una rapina da quattro soldi (la seconda in poco tempo) la madre di Zaniolo, l’ambito gioiello della rosa. Il ragazzo su cui ricostruire o, nel caso di una cessione, abdicare”.
Come se le due cose fossero messe in relazione, insomma.
L’altro passaggio sospetto, a detta di Zazzaroni, è quello sull’AdnKronos di Pippo Marra, a proposito del quale dice:
“storicamente legato alla famiglia Sensi, della cui Roma sedeva nel cea”, reo,si legge, di aver accreditato una fantomatica offerta degli emigrati del Qatar. Per urgenza di precisione, ricordo che i primi a parlare dell’offerta qatariana più volge smentita furono Milano Finanza e i quotidiani francesi, noi del Corriere riprendemmo tre volte i lanci degli stessi segnalando ripetutamente le smentite di Pallotta”.