L’idea è stata di Gary Berkley: 26 giocatori che sono papà che hanno perso i figli. Si allenano ogni settimana e cercano la forza per andare avanti

Dall’Inghilterra non arriva solo calcio bellissimo da guardare, ma anche storie da leggere tutte d’un fiato. Come quella che è oggi sul Corriere della Sera, che racconta la storia della Follo (For Our Lost Little Ones), una squadra di giocatori molto particolari. Sono tutti reduci da uno dei dolori più devastanti da sopportare: hanno tutti perso un figlio.
Il fondatore è stato Gary Berkley. Il figlio Sammy gli diceva sempre “Papà, perché non alleni una squadra?”. Entrambi erano tifosissimi del Manchester United. Poi Sammy è morto, travolto da un’auto, nel 2017 e Gary la squadra l’ha messa su davvero.
Per la sua maglia ha scelto il numero 14, l’età che aveva il figlio quando il destino se l’è portato via.
La scelta di Gary non è stata semplice. Per mesi ha pensato di non sopravvivere al dolore, ha persino pensato al suicidio. Poi la decisione di fare qualcosa e un post su Facebook, nel quale annunciava di stare cercando calciatori per una buona causa. Ha trovato tanti che, come lui, cercavano solo un’ancora di salvezza, un modo per trovare ancora un senso di appartenenza in un mondo che sembrava non avere più senso.
Il primo convocato è stato Mike Anderson, un amico di famiglia: sua figlia Jade aveva 14 anni quando fu uccisa da un cane in casa di un conoscente. Aaron Hussein, invece, sulla maglia ha scritto il nome di Talaina, 18 anni, la figlia scomparsa in un incidente d’auto nel 2016. E’ lui che spiega perfettamente il senso della squadra:
“Non è che facciamo terapia o altro, ma ci basta un’occhiata per non sentirci soli”.
Sono tante le magliette in memoria, troppe: 26. Tutti i membri della squadra, nata cinque mesi fa, vengono da Manchester e dintorni.
Si allenano ogni domenica su un campo di periferia. Finora hanno giocato quattro partite e ne hanno vinta solo una, ma la vittoria più grande, per loro, è stata di mettere su una piccola famiglia calcistica. Adesso aspirano a partecipare anche a un torneo.
FOTO CORRIERE DELLA SERA