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La forza di Mertens che ha convinto Ancelotti con il lavoro (e con i gol)

L’attaccante belga non si è arreso davanti ai momenti di difficoltà, ma ha lavorato per riconquistare la fiducia dell’allenatore. Ora è l’uomo dei record

La forza di Mertens che ha convinto Ancelotti con il lavoro (e con i gol)
foto Calcio Napoli
Dries si è rimesso in discussione, ha superato i momenti di difficoltà e di incomprensione, e ha lavorato per adeguarsi al nuovo tipo di calcio. Chapeau
Il lavoro paga sempre. E vale, ovviamente, anche per Dries Mertens. Perché è con il lavoro che l’attaccante belga del Napoli si è imposto e ha convinto Carlo Ancelotti. Dries ha dato prova, anzi ha confermato, di essere un grande professionista e una persona intelligente. L’addio di Sarri e l’arrivo di Ancelotti gli avevanfatto perdere la pole positione nell’attacco del Napoli. Non era più considerato un calciatore indispensabile, anch se il tecnico emiliano ne ha sempre riconosciuto le qualtà.
Mertens ha anche sofferto. Sarri lo aveva trasformato in centravanti, gli aveva rivoluzionato – in positivo – la vita. Dries non ha mai negato di avvertire la mancanza dell’ex tecnico. Ha anche rilasciato qualche dichiarazione polemica. Ci sta, ci può stare.
Poi, però, Dries si è messo sotto e ha fatto cambiare idea ad Ancelotti. Gliel’ha fatta cambiare in più occasioni. Sia all’inizio della Champions: cominciò in panchina, con Milik in campo, poi però sfoderò il partitone di Parigi e non è più uscito. Sia in campionato, dove domenica dopo domenica ha affinato il suo affiatamento col polacco. Non più alternativa a Milik, bensì suo compagno di reparto.
E Mertens è tornato titolare. Ha segnato 15 gol in Serie A, e ha fornito anche 11 assist. Ne è passato di tempo da quando a Cagliari Ancelotti dovette imporsi per far tirare a Milik la punizione dal limite. Dries non la prese bene. Poi, però, fu lui a segnare il gol decisivo contro il Bologna, all’ultimo minuto, in una partita che sembrava avviata sul 2-2 (la partita dopo Inter-Napoli).
Ha avuto i suoi momenti di calo. Quasi di crisi. Anche a Firenze, poco dopo, si divorò almeno due gol davanti alla porta. Troppo lezioso. Piano piano, però, Dries ha ripreso voglia ed entusiasmo. Ha cercato di capire cosa volesse da lui Ancelotti. Ed è arrivato a segnare persino di testa. Lui che in un’intervista in autunno si lamentò: “giochiamo con i cross, io non sono Crouch”. E invece ha preso a segnare persino di testa.
E’ giunto a quota 108 gol. Vede Hamsik là davanti. Pensare di superarlo non è un’utopia. Gliene mancano 14. E il Napoli vorrebbe rinnovargli il contratto. Se lo meriterebbe Dries che ha avuto il grande merito di non rinchiudersi nelle proprie convinzioni, ma di rimettersi in discussione. E di lavorare. Il massimo per una società e un allenatore. Per certi versi, questa è stata la migliore stagione di Mertens. La stagione in cui ha dimostrato la sua forza. Perché ha affrontato e vinto avversità che sembravano dimenticate. Non è facile, dopo aver scoperto la gloria, rimboccarsi le maniche. Lui lo ha fatto.
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