ilNapolista

E’ il più bel Napoli dell’anno. Per intensità di gioco e concentrazione

Re Carlo saluta i tifosi con un assaggio dell’idea di bellezza che insegue e che ha in mente di realizzare

E’ il più bel Napoli dell’anno. Per intensità di gioco e concentrazione

FALLI DA DIETRO – A 37A GIORNATA

Tempo di addii. Abate, Barzagli, Pellissier. Abbracci e lacrimucce un po’ dappertutto.

Ma i riflettori sono tutti per Acciu. Anche qui lacrimucce. E si fa fatica a crederle tutte sincere.

Agnelli mi ricorda la ragazza della gioventù, l’Anna. “Sei eccezionale, mi fai ridere, la prima volta che ti ho visto è stato un colpo di fulmine, con te ho vissuto momenti bellissimi. Però ora ti mollo e mi metto con Catello che è più bello”.

Ora c’è da trovare il sostituto. E sarà difficile. Tra i big della panchina nessuno sembra disposto a perdere la prossima Champions. Si cerca allora fra le seconde scelte. E si sussurra anche di Sor Tuta. Spero per lui e per la memoria che di lui ha tanta tifoseria napoletana, che sia tutta una bufala.

Ci sono anche addii senza lacrime. Quello di Daniele De Rossi, per esempio.

Qui la dirigenza Sangue-oro si supera. Per tempismo e intelligenza strategica. La squadra è in un momento difficile. Cerca concentrazione e serenità impegnata com’è a raggiungere ancora un vago e lontano miraggio europeo.

E questa dirigenza prende il capitano, che è anche un pezzo di storia, quello che dal Pupone ha ereditato non soltanto la fascia, ma anche il ruolo di simbolo della tifoseria giallorossa, lo prende e lo sbatte fuori dallo spogliatoio.

Riuscendo nel capolavoro di mettersi tutti contro, di compattare tutti i tifosi contro se stessa. Col rischio di trasformare quella che domenica dovrebbe essere la festa d’addio di Capitan Futuro, in una guerriglia annunciata contro la società.

Al suo epilogo il campionato si infiamma. In alto per l’oro europeo, in basso per non retrocedere.

Stati d’animo contrapposti al San Paolo.

Nello spogliatoio Suninter l’atmosfera è simile a quella descritta dal più truce dramma elisabettiano.

Gli azzurri invece sono reduci da una abbuffata epica condita di risate e canzoni alla consueta festa di fine anno consumata nel ristorante con vista mozzafiato.

Stati d’animo che fanno la differenza.

C’è da vendicare l’onta di San Siro e i cori contro l’Imperatore nero.

L’Agnolotto la imposta con sapienza. Esterni alti a reprimere le incursioni delle ali interiste. Pressione costante.

Il resto lo fa la qualità dei singoli.

Il Signorinello Pallido, sempre più a proprio agio in mediana, sempre più campione, memore della sua vocazione agli inserimenti, indovina una bomba squassante che apre il risultato.

Poi nella ripresa cresce il Fenicottero andaluso, schierato finalmente a sinistra, e libero di svariare dove creatività e intuito gli suggeriscono.

Ed è uno spettacolo.

Propone tutto il suo repertorio da fuoriclasse marziano. Palla al piede, in progressione, tiro violento e preciso.

E’ il più bel Napoli dell’anno. Per intensità di gioco e concentrazione.

Avversari letteralmente schiantati e lasciati a 13 punti di distanza. Un abisso.

Re Carlo saluta i tifosi per l’arrivederci al San Paolo, con un assaggio di quella sua personale idea di bellezza che insegue e che ha in mente di realizzare. Appuntamento alla prossima stagione.

Il Parapet ai microfoni – dove dà sempre il peggio di sé – si mostra così afflitto da diventare per un attimo quasi tenero. Ridotto com’è a giocarsi l’Europa domenica in una finale decisiva contro l’Empoli (il suo Empoli, guarda un po’).

Sì l’Empoli. Motivazioni incrociate al Castellani. La voglia di salvezza dei nipoti del Farinata ha la meglio sulla voglia d’Europa del Toro.

Eroe di giornata Matteo Brighi.

Quando entra tutti a chiedersi: ma gioca ancora? Trentotto anni. Una vita da mediano in giro per l’Italia a cambiare 13 maglie.

Gli bastano 29 secondi per ricordare a tutti di essere ancora tra noi. Il tempo di entrare nell’azione decisiva. Tiro deviato di Giovanni Di Lorenzo, e lui è lì pronto ad appoggiare in goal per il vantaggio empolese che poi diventerà poker.

E così la lotta in coda s’infiamma. Anche per il crollo verticale di grifoni e stilnovisti.

Che coincide con cambi in panchina alquanto dissennati.

Disastro a Genova del bollito Prandelli. Cui si aggiunge anche il suicidio della cessione di Piatek per pagare misteriosamente (ma poi in fondo dov’è il mistero?) Sturaro.

Disastro epico per l’Aeroplanino a Firenze.

Gli stilnovisti due mesi fa erano una squadra tranquilla. Navigavano a metà classifica, forse un pochino delusi per le eccessive attese di inizio campionato. Ma erano tutto sommato sereni. Arriva lui ed è il finimondo. In sette partite due punti.

Domenica al Franchi ultima fermata per la salvezza.

ilnapolista © riproduzione riservata