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La Gazzetta: l’ultrà vince perché lo Stato sceglie il male minore

Gli irriducibili delle curve sono disposti a pagare un prezzo più alto di quello che è disposto a pagare lo Stato per il rispetto delle leggi

La Gazzetta: l’ultrà vince perché lo Stato sceglie il male minore

Sulla Gazzetta dello Sport, un commento di Stefano Barigelli sugli episodi di fascismo e razzismo accaduti mercoledì in occasione della partita di Coppa Italia Milan-Lazio.

“L’ultrà vince sempre perché è disposto a pagare un prezzo più alto di quello che è disposto a pagare lo Stato per il rispetto delle leggi”.

Nessuno ha fermato gli ultrà. Né quando hanno esposto quel vergognoso striscione inneggiante a Mussolini in Piazzale Loreto né quando, allo stadio, hanno riempito l’aria di cori contro Bakayoko. Hanno agito indisturbati, sia in città che allo stadio.

“Si potrebbe amaramente concludere che in Italia i gruppi ultrà sono tra le poche organizzazioni efficienti: mobilitano quando vogliono migliaia di persone, realizzando con precisione militare quanto annunciato”.

A questo risultato, conclude Barigelli, si è arrivati un po’ alla volta con il contributo di tutti, dal mondo del calcio a quello dello Stato. È ciò che succede quando si imbocca la strada del male minore: ogni volta che bisogna scegliere, come mercoledì, se affrontare con decisione il problema del razzismo o se aggirarlo, si sceglie sempre la seconda ipotesi.

“Meglio un inno a Mussolini e fingere di non sentire qualche buu che uno scontro aperto con gli ultrà”.

Se davvero è impossibile far rispettare le regole contro il razzismo negli stadi perché non in grado di gestire i possibili problemi di ordine pubblico, allora la questione è seria e i rischi sono enormi. Si lascia sempre il bandolo della matassa nelle mani degli ultrà, si lascia a loro la decisione di dove arrivare: se fermarsi ai cori, lanciare banane o arrivare alle aggressioni fisiche ai tifosi avversari.

“A forza di scegliere il male minore, episodio dopo episodio, scivoleremo nel male maggiore: accettare violenza e razzismo come parte del gioco”.

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