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Ponte Morandi. Il modello organizzativo Aspi prevede che la manutenzione sia responsabilità dei tecnici

Il modello organizzativo di Autostrade emerge da due documenti e salva i manager. Repubblica Genova intervista Cozzi

Ponte Morandi. Il modello organizzativo Aspi prevede che la manutenzione sia responsabilità dei tecnici

Dalle carte del processo sulla strage del viadotto di Acqualonga spunta un dossier che scarica tutte le responsabilità per la manutenzione e la prevenzione dei rischi sui tecnici delle Direzioni territoriali.

Un documento salva-manager: questi rispondono agli azionisti delle scelte strategico-finanziarie, ma la sicurezza dipende dai tecnici e solo su questi devono ricadere i problemi giudiziari dopo un disastro. La cosa, ovviamente, rischia di avere ricadute anche sulla questione del Ponte Morandi.

I documenti

Il modello organizzativo è fissato in due ordini di servizio, uno del 2004 (numero 15 del 9 luglio) e uno del 2005 (numero 1 del 7 febbraio), venuti fuori dalle carte del processo sul disastro di Monteforte Irpino del luglio 2013.

Per essi, le incombenze dei direttori di tronco e dei loro immediati sottoposti sono le seguenti: “Monitorare lo stato dell’infrastruttura, attraverso elementi forniti dalle competenti strutture interne della Direzione di tronco, della Direzione esercizio e di aziende esterne (Spea, società specialistiche); mettere in atto, secondo le vigenti procedure, le azioni necessarie per mantenere un adeguato livello di sicurezza della rete… e realizzare i lavori delegati dalle competenti strutture centrali”.

Si capisce, adesso, perché per la strage di Monteforte Irpino, dove morirono 40 persone, non sono stati condannati manager ma solo alcuni tecnici: “Non tanto per la discrezionalità del giudice – scrive Il Secolo XIX – ma appunto per il ‘modello organizzativo’, con cui sono state suddivise mansioni e responsabilità in azienda, e che mai finora era stato consultabile a un tale livello di dettaglio”.

Un modello che non è mai cambiato, e che dunque vale anche per il Morandi. Qualcosa che potrebbe rivelarsi un valido assist per l’ex ad Castellucci e per gli altri supermanager indagati per il crollo che il 14 agosto causò 43 vittime.

Le Direzioni di Tronco sono unità produttive autonome

Una simile struttura organizzativa, spiega Autostrade, risponde all’esigenza di decentrare alcune decisioni e responsabilità. “E consente, attraverso l’istituzione di presidi territoriali (le Direzioni di tronco) autosufficienti e autonomi, di ottimizzare le attività operative locali indispensabili a garantire la sicurezza dell’esercizio dell’infrastruttura”.

Del resto, spiega Giovanni Fiori, docente di economia aziendale incaricato da Aspi di descrivere la compartimentazione interna, “la responsabilità dell’amministratore delegato non può riguardare ogni singola operazione, ma solo quelle ricadenti nelle indicate aree di sua competenza”. Senza una separazione tra competenze manageriali e tecnico-operative non si potrebbero prendere decisioni efficienti e sarebbe impossibile gestire una società anche di medie dimensioni.

Sotto la lente degli investigatori devono dunque essere messe le Direzioni di tronco (per la strage di Genova sono indagati circa dieci direttori, succedutisi nel tempo), che sono autonome sia per funzioni che decisioni che per spesa.

Sono qualificate come vere e proprie “unità produttive” ai sensi di una legge del 2008, spiega Il Secolo, dislocate sul territorio per provvedere più direttamente ed efficacemente alle varie necessità. È demandata “a loro l’attività di definizione del budget e del piano annuale delle manutenzioni, il controllo sulla sicurezza, fluidità e regolamentazione del traffico, nonché il monitoraggio sullo stato dell’infrastruttura”.

L’intervista a Cozzi

Su Repubblica Genova, Giuseppe Filetto intervista il procuratore capo Francesco Cozzi che dichiara che i tempi, per chiudere l’indagine, sono ancora lunghi.

C’è infatti il doppio incidente probatorio, nel corso del quale devono ancora essere effettuati gli esami e prelievi necessari sui monconi ancora in piedi. Il 2 maggio, poi, il gip dovrà affidare l’incarico ai periti sul secondo incidente probatorio, che si riferisce alle cause del crollo e per il quale si parla di circa 40 quesiti presentati dalla Procura. Su questi dovrà pronunciarsi il gip e le parti potranno fare le loro osservazioni e deduzioni.

Intanto si prosegue con le indagini, le audizioni e l’esame dei documenti per capire le competenze specifiche sul ponte e se tutto è stato portato avanti in modo regolare.

I tempi delle indagini e il materiale video

È possibile ipotizzare una data di chiusura per le indagini?

“In questo momento è impossibile stabilirlo: alcuni accertamenti sono dipesi dalla disponibilità delle strutture, alle quali finora non abbiamo potuto accedere per ragioni di sicurezza. Comunque, speriamo che rispetto al primo incarico i periti del giudice rispondano entro il primo semestre 2019. Poi ci sarà il secondo”.

I tempi, chiarisce Cozzi, non dipendono dalla Procura.

Cozzi parla anche del video in cui si vedrebbe la dinamica del crollo. Nel secondo incidente probatorio, spiega, “Verranno messi a disposizione i documenti video-fotografici utili ai periti per rispondere alle cause del crollo”.

Sulle cause della tragedia dice che gli inquirenti non hanno una convinzione precisa ma solo un orientamento. La causa del crollo la “devono stabilire i periti, non mi faccia entrare in affermazioni che possono essere lette come orientamento del giudizio”.

Le cose potrebbero essere più chiare quando i periti avranno altra documentazione su cui lavorare e la metteranno a disposizione di tutti: “Ai periti, oltre gli elementi video-fotografici, dovranno essere dati una serie di elementi: sia testimonianze oculari sul momento del crollo, sia di tecnici che hanno avuto a che fare con il ponte e con la manutenzione”.

 

 

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